“Io e mia moglie eravamo convinti che saremmo stati fatti fuori. Per questo non ho pensato a cosa conservare in mente, per poi riferirlo. L’assalto è stato fatto con una violenza di principio, stile militare”. Dal suo letto nel reparto chirurgia dell’ospedale di Lanciano, il chirurgo Carlo Martelli rivive l’incubo della rapina che ha subito nella notte tra sabato e domenica nella sua villa nel Chietino. Quattro malviventi lo hanno picchiato e hanno poi torturato la moglie, Niva Buzzan, tagliandole il lobo dell’orecchio destro. Tutto nel tentativo di farsi rivelare la posizione di una cassaforte che, alla fine, non c’era.
“È stato come un film dell’orrore – continua il medico, 69 anni, ormai in pensione – provo una grande sofferenza interiore e se ci ripenso ogni tanto mi viene da piangere. Ma tornerò in quella casa”. Per lui la prognosi rimane riservata: i medici dell’ospedale di Lanciano eseguiranno ulteriori esami per verificare gli sviluppi del grave trauma cervicale che ha subito a causa dei pugni ricevuti. Nel frattempo, la polizia scientifica di Ancona è nella villa, alla ricerca di possibili tracce che possano ricondurre ai quattro malviventi. Solo uno di loro ha parlato durante la rapina, in perfetto italiano.
Martelli ha risposto negativamente a chi gli ha chiesto se avesse armi in casa. “Se avessi la possibilità di prendere misure di difesa – ha detto – di certo non acquisterei mai un’arma per sparare a qualcuno per difendermi. Non ne sono capace. Se avessi avuto in casa una pistola in quelle condizioni, entrambi legati mani e piedi, certo non avrei potuto prenderla. E se l’avessero trovata, probabilmente sarebbero stati loro a sparare a noi”.