Continua la rappresaglia israeliana dopo il rapimento di tre seminaristi ebrei scomparsi giovedì scorso in un incrocio alle porte di Hebron. La città, del sud della Cisgiordania, è da giorni assediata dall’esercito israeliano e dall’Unità 669, specializzata in ricerche di persone. In una settimana sono stati arrestati circa 330 palestinesi e perquisite più di 1100 abitazioni. Gli scontri delle ultime ore tra esercito israeliano e popolazione sono costati la vita ad un quattordicenne palestinese. Mohammed Dudin, infatti, è stato raggiunto da alcune pallottole esplose dai militari durante un’operazione di “rastrellamento” nel villaggio di Doura.Secondo le autorità che stanno coordinando le ricerche, di Eyal Yifrach, Gil-ad Shàer e Naftali Frankel, i tre giovani studenti sarebbero ancora nascosti nell’area urbana della città di Hebron o comunque nelle vicinanze, zona da sempre roccaforte di Hamas.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato dal quartier generale delle forze armate a Tel Aviv che “i rapitori dei tre ragazzi sono membri di Hamas” e che “Israele farà ricorso a tutti i mezzi a disposizione per rintracciare i ragazzi rapiti, e impedire che siano trasferiti a Gaza o altrove”.
Hamas ha respinto subito l’accusa attraverso il portavoce Sami Abu Zuhri che ha spiegato all’agenzia palestinese Maan, che quello di Netanyahu è un bluff “diretto ad acquisire informazioni” e ha affermato che gli arresti compiuti dall’esercito di Israele sono mirati “a colpire Hamas”, ma sono destinati al fallimento.
Da Gedda in Arabia Saudita arriva anche la condanna del Presidente palestinese Abu Mazen che,ha chiesto la restituzione incondizionata alle famiglie dei tre ragazzi ebrei rapiti in Cisgiordania ed ha aggiunto che “chi ha condotto il rapimento ci vuole distruggere, li chiameremo a rispondere”
Cesare Bifulco