ODESSA – “Abbiamo visto e abbiamo sentito”. Lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky conferma e deplora l’esplosione a circa 150 metri dall’area in cui, mercoledì 6 marzo, stava per svolgersi un incontro tra lui e il premier greco Kyriakos Mitsotakis a Odessa. Ferma condanna dell’Europa e dell’Italia, con la premier Giorgia Meloni che ha affermato: “Esprimo la mia più netta condanna per l’attacco perpetrato a Odessa”. “Questo ennesimo atto di intimidazione russo – spiega Meloni – non sortirà alcun effetto e non indebolirà la resistenza ucraina, al fianco della quale l’Italia e il suo governo sono schierati senza cedimenti”, ha spiegato la premier.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha scritto su X che l’attacco non riuscirà a “intimidire” nessuno. Nel discorso di candidatura al congresso del Ppe tenuto nella mattinata di giovedì 7 marzo, poi, von der Leyen ha parlato di un’Europa “minacciata dai populismi” e in cui “gli amici di Putin stanno seminando l’odio”. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha detto che l’attacco di Odessa è “un altro segno delle tattiche vigliacche della Russia nella sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”. “Vergogna”, ha tuonato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni parlando di raid “contro il corteo delle auto di Zelensky e Mitsotakis”.
Dopo un iniziale silenzio, diverse ore dopo l’attacco, il ministero della Difesa russo Sergej Sojgu ha spiegato che è stato colpito un capannone nel porto di Odessa dove erano contenuti droni marini, secondo Mosca, utilizzati per colpire le navi russe. Non è chiaro se si tratti della stessa esplosione riferita da Mitsotakis e Zelensky.
Se il missile avesse centrato il primo ministro greco sarebbe stato un attacco diretto della Russia contro il leader di un Paese Nato. L’episodio avrebbe provocato l’attivazione dell’articolo quinto del Trattato Nord Atlantico: quello dell’intervento militare di tutta la Nato in guerra al fianco del Paese membro colpito.