Prime azioni militari condotte dalla Francia in Siria contro l’Isis. Ieri, venti giorni dopo l’annuncio dell’Eliseo, è stato distrutto un campo di addestramento che radunava molti jihadisti francesi nella zona di Deir Ez Zor. Una decisione, come spiega il presidente Francois Hollande dal Palazzo di Vetro delle Nazioni unite, mirata alla legittima difesa di un territorio – quello francese – che nel corso del 2015 è stato vittima di diversi attacchi a partire dall’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, avvenuto a gennaio. Nel governo di oltralpe è quindi prevalsa la posizione del ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, convinto che l’intervento in Siria dovesse prescindere dalla resa del dittatore Bashar El Assad.
Oggi incontro tra Obama e Putin. Tensione molto alta a New York, dove questo pomeriggio ci sarà la riunione dell’Assemblea generale dell’Onu, seguita da un faccia a faccia tra Barack Obama e Vladimir Putin, che ieri ha rilasciato un’intervista alla Cbs. L’obiettivo, quello di sconfiggere l’Isis, è certamente condiviso ma a complicare le cose è la posizione da assumere circa il ruolo di Assad. Il leader del Cremlino si schiererà al fianco del presidente siriano, suo storico alleato, e chiederà di coinvolgere il governo di Damasco in una nuova coalizione contro il sedicente stato islamico. Per il momento, la Russia ha creato un coordinamento con Iraq, Siria e Iran ma esclude l’invio di truppe via terra. Washington continua a preferire le dimissioni di Assad ma Mosca ribadisce che le critiche al dittatore derivano soltanto dalla “propaganda anti-siriana”.
Renzi: «Evitare una nuova Libia». Scettico il presidente del Consiglio italiano, ieri ospite di Bill Clinton, sui raid francesi in Siria. «Bisogna evitare che si crei una Libia bis», ha spiegato da New York. Il timore del premier, insomma, è quello di far nascere un nuovo stato del Mediterraneo governato dal caos: dopo la deoposizione di Gheddafi, infatti, in Libia regna l’incertezza dovuta alla presenza di un parlamento a Tobruk, illegittimo ma riconosciuto dalla comunità internazionale, e un altro a Tripoli. «La posizione italiana è sempre la stessa – ha proseguito Renzi – non facciamo blitz e strike ma collaboriamo con la coalizione internazionale».
Giallo sull’uccisione del boss dei migranti. Intanto continua a tenere banco l’uccisione a Tripoli del boss dei migranti, avvenuta due giorni fa. Si tratterebbe di Salah Al-Maskhout, capo della milizia di Zuwara che gestisce le attività illecite degli scafisti locali impegnati nel traffico di essere umani. Il presidente del Congresso libico Nuri Abu Sahmain ha accusato le forze speciali italiani di aver ammazzato Al-Maskhout in una operazione illegale. I ministeri italiani di Esteri e Difesa smentiscono categoricamente l’accaduto, assieme agli 007 che sottolineano come non siano in corso operazioni di questo tipo in quella zona. Un mistero che si infittisce anche perché alcune fonti riportano dichiarazioni del boss il quale riferirebbe di essere ancora vivo. Tuttavia, l’episodio rischia di mettere in crisi i negoziati in corso in Marocco per la risoluzione della situazione libica.
Roberto Rotunno