Cos’hanno da spartire il Factotum Figaro con il talento del Parma Antonio Cassano e il Cristo redentore che sovrasta la città di Rio? Da qualche settimana convivono in uno spot pubblicitario della Rai per i Mondiali 2014, che ha suscitato le ire dell’arcidiocesi di Rio De Janeiro. In poco meno di 40 secondi, dei ragazzini del posto si esibiscono in virtuosismi col pallone al ritmo incalzante di “Largo al factotum”, aria di sortita del “Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini. Dopo lo zoom sullo stemma azzurro, una panoramica sulla città ed ecco il corpo del reato: sulla statua del Cristo redentore – che con le braccia spalancate accoglie chi arriva e chi parte – spunta la maglia italiana numero 10, che ha in Antonio Cassano il legittimo proprietario.
Lo spot, nel complesso gradevole e di forte impatto, non è però piaciuto in Brasile: la Mitra, l’arcidiocesi di Rio, lo ha ritenuto “tarocco”. Il guaio – fa sapere l’avvocato italiano incaricato dai colleghi brasiliani, Alexandro Maria Tirelli – è che «si tratta di un’appropriazione indebita con l’aggravante della finalità economica dell’utilizzo, che fra l’altro viene duramente repressa dalla normativa vigente nello stato del Brasile». Violazione del copyright, insomma, con relativa perdita economica. «Sarebbe bastato chiedere, – aggiunge Tirelli – come hanno fatto altre nazioni. Diversi spot simili s’aggirano per il pianeta, ma legalmente. Non lo stesso ha fatto la Rai».
E qui l’avvocato dell’arcidiocesi tocca punte di fervore inusitate, rappresentando una istituzione ecclesiastica: «Sarebbe come se una tv brasiliana facesse uno spot con mulatte in atteggiamenti sconvenienti con i gladiatori del Colosseo», lamenta con un paragone un tantino ardito.
Nulla di irrimediabile, s’intende. Mentre la Rai ha bloccato in maniera preventiva la trasmissione dello spot, la Mitra ha incaricato l’avvocato Rodrigo Grazioli di notificare allo studio legale di viale Mazzini una richiesta di indennizzo tra i 15 e i 21 milioni di reais (5-7 milioni di euro).
Nino Fazio