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HomeCronaca Leggi razziali, via il nome delle strade intitolate a chi firmò

Raggi: "Nuovo nome
per le strade intitolate
a chi firmò il Manifesto"

Le dichiarazioni nel documentario

realizzato dal regista Pietro Suber

di William Valentini22 Gennaio 2018
22 Gennaio 2018

“La nostra città è orgogliosamente antifascista. Per questo utilizzeremo ogni strumento per rimuovere dalla toponomastica di Roma le strade che ricordano chi sottoscrisse il Manifesto della razza del 1938″. Con queste parole la sindaca di Roma Virginia Raggi, intervistata dal regista Pietro Suber nel documentario “Quando scoprimmo di non essere più italiani”, ha illustrato il progetto. Le strade a cui andrebbe cambiato il nome sono tre: si tratta di Via e Largo Arturo Donaggio, nella zona di Torrevecchia, e di via Edoardo Zavatteri a Castel Romano. Il passaggio dell’intervista alla sindaca è stato pubblicato in un video de “la Stampa”.

“Abbiamo già avviato le procedure e le verifiche per fare rinominare tutte quelle strade e piazze della Capitale che sono state intitolate a coloro che sottoscrissero il Manifesto della razza. Dobbiamo cancellare queste cicatrici indelebili che rappresentano una vergogna per il nostro Paese. Questo può essere anche un esempio per tanti altri comuni che, come Roma, si trovano ad avere strade intitolate e questi personaggi”, questo il passaggio dell’intervista ripreso dal giornale di Torino. “Una via titolata è un omaggio della città che loro non meritano”, ha concluso la sindaca.

Il motivo che ha spinto il regista Pietro Suber alla realizzazione del documentario viene proprio dallo sdoganamento del nazifascismo nella società odierna: “Negli ultimi anni c’è stato un “boom” di visite alla tomba di Mussolini a Predappio – racconta il regista a la Stampa – e ci ha colpito il gran numero di ragazzi che si fermano a scrivere sul libro delle visite messaggi nostalgici. È un dato di ignoranza storica molto allarmante».

Il Manifesto è un documento sottoscritto da “un gruppo di studiosi fascisti e docenti delle università italiane, che hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista”, recita il sito della Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti.

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