Sembrava che le ricerche delle circa 300 giovani studentesse nigeriane rapite dal gruppo terrorista legato all’estremismo islamico Boko Haram fossero arrivate ad un punto morto. Qualche giorno fa, infatti, il New York Times scriveva: “Il re è nudo e tutti gli altri si grattano la testa e l’aiuto dei militari stranieri sta servendo a poco”.
Nelle ultime ore, invece, il capo di Stato maggiore della Difesa aerea nigeriana Alex Badeh, ha dichiarato in una conferenza stampa ad Abuja che le forze armate nigeriane hanno scoperto dove sono tenute prigioniere le giovani studentesse. “La buona notizia – ha detto Badeh – è che sappiamo dove sono le ragazze, anche se non possiamo indicare il luogo. Lasciateci lavorare e le riporteremo a casa”.
Il militare ha spiegato, inoltre, che l’informazione resterà riservata perché le forze di sicurezza nigeriane non intendono fare uso della forza per liberare le ragazze, la cui prigionia dura ormai da più di un mese. Il timore è che in una eventuale azione, alcune ragazze possano rimanere coinvolte o addirittura uccise dai sequestratori. Timore fondato stando a quanto scrive il New York Times a proposito delle forze armate nigeriane, dopo aver intervistato diversi diplomatici coinvolti nelle ricerche: “Sono male addestrati, male armati e la corruzione tra loro è diffusissima.”
Infine, ha concluso il capo di Stato maggiore della Difesa: “Sappiamo cosa stiamo facendo e non possiamo rischiare che qualcuna di loro rimanga uccisa per liberarle. Quindi ci stiamo lavorando”. Lasciando quindi intendere che la Nigeria si sta avviando verso la strada delle trattative. Strada in un primo momento assolutamente esclusa sia dalgoverno che dal presidente della Nigeria.
Cesare Bifulco