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il “sindaco ombra”
e gli affari con la casta

Chi è Raffaele Marra
il “sindaco ombra”
e gli affari con la casta

di Simone Alliva16 Dicembre 2016
16 Dicembre 2016
Marra

Raffaele Marra ripreso all'interno del comando dei carabinieri del nucleo di via In Selci a Roma, 16 dicembre 2016. ANSA/Massimo Percossi

L’arresto di Raffaele Marra, l’uomo che negli uffici del Comune tutti definivano senza alcuna ironia “il vero sindaco di Roma”, fa tremare la giunta Raggi. In manette anche il costruttore e immobiliarista Sergio Scarpellini. I pm contestano a entrambi il reato di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita delle case Enasarco. Una storia di potere all’italiana: stretta di mano e affare fatto, la polvere sotto il tappeto e sconti – quasi omaggi – sotto forma di palazzi e attici. Secondo gli investigatori l’imprenditore romano corrompeva pubblici amministratori – attraverso beni immobiliari – per trarre benefici per le sue società. Marra, all’epoca dei fatti, era Direttore del Dipartimento  partecipazioni e controllo Gruppo Roma Capitale, sotto l’amministrazione Alemanno.

L’Espresso lo aveva scritto tre mesi fa. Nelle sue inchieste giornalistiche su Raffaele Marra, l’inviato del settimanale Emiliano Fittipaldi aveva rivelato tramite certificati di residenza, deliberazioni della giunta e fogli del catasto come Marra e sua moglie fossero riusciti a comprare a prezzi stracciati e sconti record case da privati e da enti come la Fondazione Enasarco. La storia però, va raccontata a partire dalla biografia dell’imprenditore romano Scarpinelli: immobiliarista, famoso per essere il costruttore preferito dai politici, in quanto proprietario di alcuni palazzi affittati per lustri dalla Camera dei Deputati a peso d’oro. Considerato, dai big del movimento Cinque Stelle, uno dei nemici pubblici numero uno della Capitale. L’immagine di chi si arricchisce grazie ai politici e ai soldi pubblici, sempre a scapito dei contribuenti. Non a caso Beppe Grillo, in un post del gennaio 2015 dedicato ai «regali di Renzie ai grandi evasori» definiva Scarpellini «un evasore di Iva». Sorprende sapere che il braccio destro di Virginia Raggi, l’ex vice capo di gabinetto Raffaele Marra, nel 2010 abbia comprato un attico proprio da una società del gruppo dell’immobiliarista, ottenendo uno sconto di quasi mezzo milione di euro rispetto ai prezzi di mercato. Circa il 40 per cento in meno rispetto a un altro acquirente che, nello stesso periodo, prese da Scarpellini un appartamento gemello dirimpetto al suo. Il dirigente ha poi messo a segno un altro mega affare: sua moglie Chiara Perico (già assunta nel 2008 nello staff dell’assessore al Personale, l’alemanniano Enrico Cavallari), nel maggio del 2013 è riuscita a prendere, sempre dalla Fondazione Enasarco, un appartamento da 152 metri quadri più un box auto per appena 367 mila euro, in un elegante condominio a via dei Prati Fiscali.

L’acquisto tra due privati dovrebbe escludere, in teoria, qualsiasi conflitto di interessi. Non fosse che Scarpellini è proprietario di sedi affittate direttamente al Comune di Roma con contratti a sei zeri, ed ha interessi su importanti aree edificabili che obbligano il gruppo a un rapporto costante con il Campidoglio Il collaboratore di Virginia, capo dei 23 mila dipendenti del Comune e vincitore della guerra contro l’ex assessore al Bilancio Claudio Minenna e il capo di gabinetto Carla Raineri («Marra e Romeo? Personaggi assai mediocri, il duo ha continuato a gestire il Campidoglio forte della protezione della Raggi», disse il magistrato Raineri dopo le sue dimissioni) avrebbe firmato altri contratti per l’emergenza abitativa. Noto alle cronache per essere stato alla corte di Alemanno e Franco Panzironi grazie ai buoni uffici del vescovo Giovanni D’Ercole, già braccio destro di Renata Polverini e poi passato alla causa di Beppe Grillo, l’arresto del fedelissimo di Virginia Raggi pesa sulla giunta cinquestelle come un macigno, rischiando di interrompere per sempre l’esperienza grillina a Roma. Insolita resta anche la delibera che ha relegato Marra a capo del personale del Campidoglio. Si tratta di una poltrona di enorme peso che sovrintende su 24 mila dipendenti diretti, che arrivano a 60 mila se si considerano anche gli impiegati delle partecipate.

 Qui il contratto di acquisto della casa della Fondazione Enasarco

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