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Quotidiani italiani, una storia triste: internet “straccia” ancora il cartaceo

di Elisa Mariella12 Marzo 2014
12 Marzo 2014

stampa-giornali-120125124217_bigÈ tempo di bilanci per le vendite dei quotidiani italiani, e i dati non sono incoraggianti. Se vent’anni fa le vendite toccavano i 7 milioni di copie, oggi, complice la nascita e la diffusione del digitale, le vendite annuali del “cartaceo” non superano i 3,76 milioni. Un burrone nero e profondo quello verso cui stanno marciando, inesorabilmente, le testate giornalistiche della penisola, incapaci di risalire la china del fallimento. È la crisi, dicono in molti, quella che porta a “chiudere bottega”, per non parlare di internet che limita di molto le vendite dei giornali. E gli editori italiani? Pubblica gogna per loro, accusati di essere incapaci, di non saper rilanciare il loro prodotto in maniera competitiva sul mercato nazionale.

 Diversifica, investi e rilancia dovrebbero essere i tre imperativi da usare se si vuole che i giornali facciano di nuovo “notizia”. Editori addormentati sembrano però non sentire l’urgenza di svecchiare i propri “figli di carta”, perdendo così credibilità ma soprattutto tante entrate. Nonostante il calo delle vendite e l’aumento dei prezzi dei quotidiani principali, in edicola a farla da padrone è il Corriere della Sera con 332mila copie vendute. Subito dopo troviamo  La Repubblica (282mila) e La Stampa (184mila). Nella vendita online il giornale di Via Solferino e quello fondato da Scalfari  sono sempre in testa, seguiti dal Sole 24 Ore. Tanti numeri, sì, ma simbolo di un declino 2.0.

 Ma se Roma piange, Berlino non ride: la crisi della carta stampata si allarga a macchia d’olio,  colpendo anche la Germania: lacrime da coccodrillo per i tedeschi, che nel corso di dieci anni vivono un drammatico calo di vendite del 28%. Non “tirano” i giornali seri e nemmeno più i Boulevardzeitungen , giornali del pettegolezzo che informano in modo colorito ma senza alzare troppo i toni. È la tv privata tedesca ad avere il sopravvento ora, proponendo format pomeridiani che anticipano le notizie della Boulevard Presse; chiarissima allora la posizione del “fruitore”: perché acquistare il giornale se c’è la tv?

ELISA MARIELLA

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