Dopo la caduta, nel marzo del 2019, dell’ultimo avamposto del Califfato in Siria e in Iraq, lo Stato islamico è scomparso dai radar dei media, ma la sua influenza prolifera in tanti altri Paesi. Domenico Quirico, inviato di guerra in molte aree del mondo, tra cui Darfur, Sudan, Uganda e Siria e caposervizio esteri del quotidiano La Stampa, racconta a Lumsanews la nuova organizzazione dello Stato islamico e com’è cambiato negli ultimi anni.
Com’è strutturato oggi lo Stato islamico?
“Il gruppo è tornato alla sua prima natura, quella di uno Stato ‘gassoso’, che non si vede ma esiste. Lo Stato islamico prende il controllo di territori considerati marginali dal nemico, amministra la popolazione secondo il proprio schema economico e religioso e poi, a poco a poco, si ingrandisce, fino ad avere una forza tale da poter sferrare il colpo decisivo contro il potere centrale o contro poteri planetari come gli Stati Uniti”.
Com’è strutturato il gruppo in Somalia?
“Piccole cellule si sono instaurate nel Paese dall’esplosione dell’ultima guerra civile e si sono moltiplicate con la caduta del potere centrale, che ha determinato una situazione di caos assoluto e la proliferazione di un islam più radicale proveniente dalla penisola arabica. I gruppi che si rifanno alla sharia sono cresciuti nel Paese grazie al metodo dell’assistenza alimentare alla popolazione, della creazione di scuole coraniche e dell’eliminazione del disordine con metodi brutali, come il taglio delle mani e le esecuzioni pubbliche”.
Perché proprio la Somalia? Quali sono le caratteristiche favorevoli del Paese per la proliferazione del gruppo?
“La Somalia è il luogo perfetto per la sopravvivenza dello Stato islamico perché ci sono enormi masse umane alla soglia della fame, migliaia di conflitti legati alle tribù e alle religioni; situazioni nelle quali questi gruppi riescono a esercitare un forte controllo sulla popolazione. Inoltre, le foreste del Paese offrono un nascondiglio ideale per questi gruppi, in particolare ad al-Shabab, che continuano a colpire Mogadiscio con attacchi kamikaze e autobombe”.
Quali sono i pericoli di questa avanzata? Riuscirà l’esercito regolare avere la meglio senza l’aiuto degli Stati Uniti?
“Ultimamente l’interesse americano nei confronti di quella parte di mondo è molto diminuito e questo renderà difficile la resistenza del governo federale. Il pericolo maggiore è l’avanzata del gruppo verso il sud del Corno d’Africa, abitato da comunità musulmane, ma dove il modello dello Stato islamico totalitario non è mai arrivato. Bisogna dunque scongiurare che questi gruppi stabiliscano una continuità territoriale e scalzino il potere centrale, anche se nell’attuale esecutivo ci sono già infiltrazioni islamiste radicali”.
Chi sono oggi i principali finanziatori dello Stato islamico?
“I maggiori finanziatori dello Stato islamico rimangono le fondazioni saudite, Qatar e Arabia Saudita, ma in Somalia è la Turchia ad avere il peso maggiore. Il governo di Ankara, così com’era con l’Impero ottomano, ha fatto del Paese una specie di ‘dépendance’, in cui esercita controllo, decide e ricostruisce”.