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Più di quattromila lettere raccontano la Grande Guerra secondo la Rai

di Stelio Fergola23 Maggio 2014
23 Maggio 2014

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Le lettere dei soldati ai familiari ci raccontano la Grande Guerra: così pensa la redazione di Rai Storia, che celebra il centenario della Prima Guerra Mondiale secondo un punto di vista del tutto originale, quello di un popolo di improvvisati letterati, seppur minoritari a causa di un analfabetismo ancora superiore al 60%: questo erano gli italiani durante il primo sanguinoso conflitto mondiale tra il 1915 e il 1918.
Più di quattromila missive inviate a familiari e parenti sono tra i contenuti dell’iniziativa, che per celebrare i 100 anni dal catastrofico evento, dal 15 maggio ha iniziato a proporre, in 20 Dvd settimanali in edicola con il Corriere della Sera, un nuovo racconto delle vicende belliche, narrato da Carlo Lucarelli e testimoniato dai contributi di numerosi storici, da Lucio Villari a Giovanni Sabbatucci, fino ad Emilio Gentile. A presentare ufficialmente il prodotto, il volto del presidente di Rcs Paolo Mieli.
“E’ un momento di grande importanza per la nostra azienda, rivedere la tragedia della Grande Guerra attraverso gli occhi dei protagonisti, ossia delle persone, è un’occasione importante per tutti”, ha dichiarato la presidentessa Anna Maria Tarantola.
Una rivisitazione quasi pienamente allineata agli standard tecnici moderni: niente supporto all’alta definizione (e di conseguenza nessun Blu Ray), ma piena compatibilità con le ultime possibilità di visualizzazione in 3D e definizione a 4k su tutti i televisori che saranno abilitati, mentre gli altri dovranno “accontentarsi” del semplice Dvd.
Presente alla conferenza anche Carlo Lucarelli, che ha tenuto a sottolineare il valore letterario dell’opera: “All’epoca l’analfabetismo in Italia era molto elevato, parliamo del 35% al Nord e di oltre il 70% al Sud. E’ straordinario che la confidenza di molta gente con la scrittura sia iniziata proprio in quel periodo, forse il primo in cui la lingua italiana sia stata padroneggiata dalle persone comuni prima della diffusione del secondo dopoguerra. Bizzarro che nessuno abbia sottolineato questo aspetto prima, sono contentissimo di averlo fatto, insieme a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto”.

Stelio Fergola

 

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