Sembra quasi che il gotha dell’economia e della politica italiana si sia dato appuntamento sulla pagina dei necrologi del ‘Corriere della Sera’ per commemorare Guido Ghisolfi e che si sia dimenticato della celebre poesia del principe Antonio de Curtis, in arte Totò, “ ‘A livella”: « Questa è la vita! […] / chi ha avuto tanto e chi nun ave nient ! / Stu povero maronna s’aspettava / ca pure all’atu munno era pezzente? / […]A morte ‘o ssaje ched’e’ […] è una livella».
Infatti, risalta immediatamente agli occhi del lettore la totale assenza di nomi di gente comune, o di qualsiasi altra persona non collegata al mondo del business, nel ricordare l’imprenditore a capo della Mossi Ghisolfi, multinazionale italiana della chimica e leader mondiale nella produzione di imballaggi in plastica, nonché uno dei principali finanziatori del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Premesso il massimo rispetto per la triste vicenda, dove stando al comunicato ufficiale rilasciato dalla stessa azienda, Ghisolfi si sarebbe suicidato «a causa di una forte depressione», è interessante scorrere la lista dei nomi che si susseguono sulla pagina: il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il direttore generale, Marcella Panucci; il presidente e a.d. di Pirelli, Marco Tronchetti Provera; Emma Marcegaglia, presidente dell’Eni; il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio de Vincenti. E questi sono solo alcuni, i più altisonanti, dei nomi che hanno testimoniato il proprio cordoglio per la dipartita di Ghisolfi. Ma anche aziende e compagnie rappresentanti il capitalismo internazionale: il gruppo Rothschild e il Boston Consulting Group, tra i più prestigiosi. Praticamente, tutti i centri di potere economico che, nel corso della lunga attività imprenditoriale di Ghisolfi, si sono ritrovati a collaborare, o collaboreranno nel prossimo futuro, con l’azienda fondata dal padre di Guido, Vittorio Ghisolfi senior.
Quindi, come si può ben notare, una pagina di sole persone (e aziende) di un certo calibro, i massimi esponenti del sistema capitalistico e i protagonisti dello scenario politico, dove non c’è lo spazio necessario a lasciare un saluto per Mario Rossi o per Tizio Caio Sempronio, magari semplici compagni di scuola o amici del bar dove l’uomo Ghisolfi, e non l’imprenditore, il titolare, prendeva il caffè.
Renato Paone