O si decidono le date o il governo non darà a Roma i fondi previsti. Dopo un lungo incontro sembrava finita ieri la contesa tra Muller e Amelio per accaparrarsi le date sulle rispettive kermesse cinematografiche di Roma e Torino. Tutto nasce quando Marco Muller, critico cinematografico e direttore del Festival capitolino sceglie le sue date vicine a quelle del capoluogo piemontese. Subito d’accordo con lui il sindaco Alemanno e la presidente Polverini; contrario, Piero Fassino.
Positivo l’incontro tecnico di martedì 8 maggio. Nella sede per la direzione generale per il Cinema del Ministero per i Beni culturali sono tutti riuniti, Amelio compreso. E dopo un’ora e mezza di grande diplomazia, il G4 delle pellicole tricolore (Muller, Amelio, Ferrari – Fondazione Cinema per Roma e Nespolo – Museo Nazionale del Cinema) si dilegua da una parta laterale. Tutto lascia intendere che l’accordo sia stato raggiunto: le date saranno spostate ma non si sa ancora a quando soprattutto perchè l’Auditorium, nei giorni precedenti a quelli stabiliti, ha da fare.
Ci è andata giù pesante anche la cronaca de La Stampa definendo il festival romano del cinema una “baracconata inventata da Veltroni per gingillarsi con il cinema, suo primo amore”.
Dal PDL al PD, le critiche sono taglienti e trasversali: tutti contestano Muller e le sue date romane.
E mentre Zingaretti chiede di anticipare tutto di una settimana, Fassino auspica che Roma ritorni sui suoi passi nel rispetto del Piemonte che festeggia quest’anno trent’anni di cinema e mette in guardia sulla distanza di una sola settimana tra i due eventi: troppo poco.
Oggi la riunione del cda di Cinema per Roma che oltre alle date, definirà il contratto di Muller e quello del direttore generale Mancini.
Date o non date, chissà se in tutto questo bailamme c’è qualcuno che si preoccupa di controllarne la qualità.
Lorenzo Caroselli