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“Qualsiasi adolescente
può essere recuperato
con il giusto intervento”

La psicologa Cinzia Panimolle

“Il branco rafforza per definizione”

di Maria Sole Betti20 Settembre 2023
20 Settembre 2023
Cinzia Panimolle, psicologa

Cinzia Panimolle

Cinzia Panimolle, psicologa dell’età evolutiva, intervistata da Lumsanews, ha ricostruito le dinamiche della psiche di preadolescenti e adolescenti che delinquono in gruppo e gli interventi migliori per ragazzi problematici.

Cosa scatta nei ragazzi quando decidono di delinquere in gruppo?

“Normalmente la psicologia che si accosta alle relazioni relative ai gruppi definisce queste realtà con il termine branco e con una connotazione prettamente negativa. Detto ciò, sicuramente il contesto del gruppo per definizione rafforza e dunque dando forza ci sono delle identificazioni. All’interno di un gruppo c’è poi sempre un leader e di conseguenza ci sono dei gregari, quelli che si accodano”.

Chi è il leader di un branco?

“Il leader è colui che dà l’input e cerca di indirizzare la condotta del gruppo, mentre i suoi sottoposti sono quelli che accondiscendono tacitamente in maniera sommessa senza mai avere la forza né la personalità per ribellarsi alla decisione del leader. Il punto è cercare di capire quale meccanismo psicologico subentri nella psiche di una persona che sottostà al gruppo”.

Come si formano le baby gang?

“Le dinamiche possono essere molteplici e vanno studiate sia dal punto di vista del leader, che dal che punto di vista di quelli che stanno sotto di lui. Due strutture di personalità completamente diverse. Nel caso del leader, il vissuto o il contesto sociale e culturale può essere fonte di imitazione di questa dinamica. Ad esempio, quando a casa ci sono situazioni di delinquenza o di disagio e degrado. Nel caso dei sottoposti, invece, generalmente si tratta di soggetti che obbediscono ciecamente a quello che gli dice il leader perché non hanno avuto un punto di riferimento familiare, emotivo, sociale, economico o affettivo e dunque cercano l’approvazione esterna”.

Un minore e un adulto si possono mettere sullo stesso livello?

“Sono profondamente convinta che un minore può essere recuperato con il giusto intervento e che l’approccio debba essere diverso da quello riservato ad un adulto. Però è anche vero che il modo di delinquere degli adolescenti di adesso è completamente cambiato. Si sentono molto più forti e invincibili. Hanno un atteggiamento di sfida che è tipico dell’adolescente ma ancora più sfrontato e accentuato. È come se facessero della delinquenza un vanto e quindi sono perfettamente consapevoli di quello che fanno. Delinquono in una maniera così atroce da non poter essere considerati minori che non si rendono conto di quello che stanno facendo. Per questo bisogna comunque intervenire, premesso che l’intervento educativo deve essere sempre la priorità assoluta”.

Il nuovo decreto Caivano rischia di peggiorare la devianza di questi ragazzi?

“L’individualità deve sempre essere la parola d’ordine, però tendenzialmente bisognerebbe affiancare un intervento di un professionista che possa aiutare i ragazzi ad affrontare l’istituto di detenzione, l’arresto domiciliare e dunque la pena e la conseguenza della pena. Poi, ogni adolescente è unico nel suo genere: c’è chi può cambiare comportamento anche dopo un aver avuto anche solo un riferimento positivo, oppure potrebbe non accadere mai. È una cosa talmente individuale che non si può fare di tutta l’erba un fascio, anche perché ognuno di loro ha un proprio modo di vivere la famiglia, l’individualità, il contatto sociale, il quartiere in cui vive, la scelta degli amici. Per questo non si può dire che i provvedimenti rivolti al mondo della delinquenza minorile e delle baby gang siano troppo duri o troppo poco duri”.

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