Il discorso alla nazione di Vladimir Putin è arrivato. Il presidente russo ha annunciato la mobilitazione parziale dei riservisti, 300mila uomini richiamati per andare in guerra in Ucraina. O meglio, per partecipare a quella che è stata definita “un’operazione speciale inevitabile”, partita il 24 febbraio con l’invasione contro Kiev. Nel suo discorso, Putin ha ribadito l’obiettivo prefissato, il proposito “irremovibile”: “La liberazione di tutto il Donbass”. Il presidente ha anche difeso l’annuncio dei referendum per l’adesione alla Russia dei territori ucraini occupati dall’esercito del Cremlino (Donbass, Kherson, Zaporizhzhia) sottolineando come abbiano “il sostegno” di Mosca.
La guerra all’Occidente
Putin si è poi scagliato contro l’Occidente, il cui scopo è “indebolire, dividere e distruggere la Russia” e che “ha superato ogni limite nella sua aggressiva politica anti-russa”. Si è detto pronto a utilizzare “tutti i mezzi a nostra disposizione” per proteggersi e che il ricatto nucleare contro Mosca potrebbe essere rivoltato contro coloro che lo sventolano. Per poi aggiungere un lapidario “Non sto bluffando”.
Perdite e riservisti
Dopo di lui, ha parlato il ministro della Difesa Serghei Shoigu, che ha reso noto il numero dei soldati russi rimasti uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione: sarebbero 5.937. I riservisti richiamati alle armi saranno uomini che hanno già servito nell’esercito, con esperienza di combattimento e specializzazioni militari, secondo quanto riferito da Shoigu. I 300mila uomini saranno solo “poco più dell’1% delle risorse di mobilitazione a disposizione” del Cremlino. Saranno esclusi i militari di leva. Anche Shoigu ha ribadito come oggi Mosca stia combattendo “non solo con l’Ucraina e il suo esercito, ma con tutto l’Occidente”.
Le reazioni
Dal mondo non si sono fatte attendere le reazioni a un discorso che era in teoria previsto ieri in serata. La Cina ha invitato le parti coinvolte al cessate il fuoco e a impegnarsi per trovare una soluzione pacifica. L’ambasciatrice Usa a Kiev, Bridget Brink, ha affermato: “I referendum farsa e la mobilitazione sono segni di debolezza, del fallimento russo. Gli Stati Uniti non riconosceranno mai la pretesa della Russia di annettere il territorio ucraino e continueremo a stare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”.
Alexey Navalny, il principale oppositore di Putin oggi in carcere, ha definito la mobilitazione “un’enorme tragedia”. Il vicecancelliere tedesco Robert Habeck ha parlato di “una nuova escalation”, affermando che la mossa russa rappresenti “un passo pessimo, sbagliato”.
La Lituania, invece, ha annunciato di aver messo in stato di massima allerta la propria Forza di reazione rapida. Il ministro della Difesa di Vilnius Arvydas Anušauskas ha spiegato che lo scopo è di “prevenire qualsiasi provocazione da parte della Russia”, visto che la mobilitazione annunciata da Putin avverrà vicino ai confini lituani.
Intanto la borsa di Mosca, dopo le parole di Vladimir Putin e Shoigu, ha subito un nuovo crollo. L’indice Moex ieri aveva perso l’8,8%, oggi in avvio è sprofondato al -9,6%.