Il presidente russo Vladimir Putin potrebbe rimanere in carica fino al 2036, quando avrà 83 anni. Nel caso in cui riuscisse davvero a farsi eleggere presidente per altre due volte, supererà Josip Stalin per permanenza al potere.
È questo il risultato dell’emendamento a una legge costituzionale approvato ieri in parlamento. Proposto da Valentina Tereshkova, prima donna a viaggiare nello spazio e parlamentare fedelissima al capo, la norma prevede un limite complessivo di due mandati per ciascun presidente, rendendolo valido soltanto dal momento dell’approvazione: ne esclude così la retroattività e permette a Putin di farne altri due, oltre ai mandati già ricoperti.
Putin si è espresso contro lo stesso emendamento, ma lui stesso ha dichiarato che se, dopo l’approvazione del parlamento, arriveranno anche quelle della Corte Costituzionale (un passaggio per lui fondamentale) e del popolo russo, allora lo sosterrà. “La Russia ha esaurito la sua quota di rivoluzioni, lo sviluppo deve seguire una logica evolutiva e il presidente deve essere il garante della Costituzione”, ha spiegato.
Il presidente si è presentato senza preavviso in Parlamento spiegando che secondo lui la Russia dovrà in futuro avere un sistema politico in cui il presidente cambia regolarmente. Ma forse, ha detto, adesso non è ancora pronta, e nel frattempo sono necessarie misure che garantiscano la stabilità. Putin si auspica che un giorno la presidenza russa non sarà più così personalizzata: “Ma è dove ci ha portato la nostra storia, e non possiamo non tenerne conto”.
Il testo di modifica costituzionale è in corso di seconda lettura alla Duma. Poi sarà la volta della terza, del passaggio al Senato e ai consigli regionali. Quindi la firma presidenziale e il voto nazionale, previsto per il 22 aprile. Non prima di essere passato dalla Corte Costituzionale. L’approvazione della Corte è una pura formalità, dato che i suoi membri sono nominati dal Consiglio federale su proposta dello stesso presidente. E il voto popolare di fine aprile sulle modifiche costituzionali non sarà certo un problema, dato che a Putin non è mai mancato il consenso. A settembre dovrebbero tenersi le elezioni anticipate, che finora, sin dalla sua prima vittoria nel 1999, non lo hanno mai deluso.
Non è la prima volta che l’ex funzionario del KGB chiede una deroga al limite dei mandati. Nel 2012 infatti, dopo aver fatto cambiare la Costituzione per aumentare la durata dei mandati presidenziali a sei anni, si candidò di nuovo a presidente, vincendo e ottenendo poi la rielezione nel 2018. Nel 2024 scadrà il suo secondo mandato consecutivo.
Dopo la proposta dell’emendamento ci sono state le proteste dell’opposizione e anche una richiesta di scendere in piazza il prossimo 21 marzo, perché “un Paese dove la leadership non si è rinnovata per 20 anni non ha futuro”. Attualmente però le manifestazioni con oltre 5mila persone sono vietate in Russia per via del Coronavirus.