Il calcio è anche l’amarezza di certe coincidenze. Il 13 novembre scorso è stato un pareggio, lo 0-0 di Italia-Svezia, a determinare la mancata qualificazione della nazionale azzurra ai mondiali di Russia e il successivo esonero dell’allora Ct Gianpiero Ventura. Ieri è stato un altro pareggio, il 2-2 di Chievo-Bologna, a segnare la fine dell’ultima esperienza del mister genovese. Ma stavolta è lui a dire basta. “Non me la sento di andare avanti, mi dimetto”, così avrebbe detto nell’immediato postpartita l’ex Ct ai suoi giocatori, congedandosi improvvisamente dallo spogliatoio e lasciandoli di sasso. I risultati precedenti della sua gestione al Chievo erano le tre sconfitte contro Atalanta, Cagliari e Sassuolo, e il pari interno con il Bologna difficilmente avrebbe rilanciato la squadra veronese, partita con una penalizzazione di tre punti e in difficoltà fin da inizio stagione, quando in panchina sedeva Lorenzo D’Anna. Ma le cause del sorprendente addio non vanno ricercate tanto in questo avvio deludente, quanto nel suo ultimo anno di carriera e di vita. Dal pareggio azzurro contro la Svezia dello scorso 13 novembre, Gianpiero Ventura è stato l’uomo più insultato e disistimato di un’Italia che l’ha giudicato all’unanimità il principale colpevole della mancata partecipazione italiana ai mondiali estivi. Le critiche non erano solo tecniche o estetiche ma anche personali ed etiche, e hanno precipitato il mister in un abisso di solitudine e frustrazione che la finora non esaltante esperienza alla guida del Chievo non ha colmato. Fino alle dimissioni di ieri, sorprendenti forse solo per chi non sa che il calcio non è soltanto una sommatoria di risultati.
Psicodramma Ventura
lascia il Chievo a sorpresa
Società congela dimissioni
Pesa il fallimento azzurro
di un anno fa durante Svezia-Italia
12 Novembre 201859