Già dieci i morti per le strade di Santiago. In Cile, dopo la seconda notte di coprifuoco, i manifestanti hanno messo a ferro e fuoco fermate della metro, vetrine e fabbriche: in una di queste, data alle fiamme, ieri sono morte 5 persone.
I tumulti sono scoppiati venerdì scorso, quando è stato annunciato l’aumento del prezzo dei biglietti della metropolitana di Santiago, giunto a 831 pesos cileni (circa 1 euro). I manifestanti, per la maggior parte studenti universitari e delle scuole superiori, hanno iniziato le proteste attaccando diverse stazioni della metropolitana della città, accendendo fuochi, ribaltando auto parcheggiate e bruciando autobus.
“Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile, che non rispetta nulla o nessuno”, ha affermato ieri il presidente cileno Sebastián Piñera che ha condannato le violenze. Lo stesso Piñera, durante un incontro con i media, ha insistito sul carattere ‘organizzato’ delle proteste, sottolineando che “l’unico scopo” dei responsabili “è quello di causare il maggior danno possibile”.
La testata nazionale Bio Bio riferisce la gravità delle parole di Piñera: per il presidente ci sarebbe “un’organizzazione criminale” dietro gli scontri. Il capo dello Stato infine ha sottolineato che i militari, quasi 10 mila quelli dispiegati nel Paese, “hanno il sostegno del governo e della stragrande maggioranza dei cileni”.
Il presidente nelle ultime ore è stato al centro di forti polemiche, dopo essere stato sorpreso da un giornalista sabato scorso, mentre infuocavano le proteste, in una pizzeria della capitale insieme alla famiglia.
“Siamo di fronte a una vera escalation che è indubbiamente organizzata per causare gravi danni al nostro Paese e alla vita dei cittadini”, ha detto Andrés Chadwick, ministro dell’Interno cileno, intervistato da un giornale locale. “Noi che oggi in Cile siamo contro la violenza – ha continuato il ministro – dobbiamo agire insieme”.
Nessuna menzione invece da parte della autorità della morte di un cittadino ecuadoriano morto durante alcuni incidenti fuori da un centro commerciale vicino alla capitale, colpito al torace, probabilmente da un agente.