Riprendere il campionato di Serie A il 3 maggio? Un’ipotesi «irrealistica». A dirlo è stato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, in un’intervista di ieri a La Repubblica. Quindi niente ripresa degli allenamenti ad aprile e niente calendario di emergenza con il recupero di tutte le partite mancanti entro il 30 giugno: vista l’emergenza Coronavirus ancora in atto, oggi il ministro proporrà al governo la proroga del blocco di tutto lo sport, probabilmente fino al 30 aprile.
Lo stesso Spadafora ha poi ricordato che «lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la Serie A», invitando la Lega del massimo campionato a non alzare la voce. La replica è arrivata con una nota dal tono piccato: «Ritengo non sia il momento di fare polemiche e demagogia – ha spiegato il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino – la Serie A da sempre svolge un riconosciuto ruolo di locomotiva, generando un indotto di 8 miliardi a beneficio dell’intera piramide calcistica, oltre a una contribuzione fiscale e previdenziale di un miliardo di euro».
Intanto sale la preoccupazione tra i giocatori. «Sul tavolo avremo un elemento in più rispetto alle scorse settimane perché ora la preoccupazione che si chiudano qui i campionati c’è – ha detto all’ANSA il presidente dell’Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi – Occorre dunque porsi il problema della chiusura della stagione da un punto di vista sportivo e da quello dei contratti».
Oggi il sindacato dei calciatori incontrerà la Lega Calcio. Le società chiedono aiuto al governo e cercano di tagliare le spese. Il primo intervento possibile è sugli stipendi dei calciatori. A fare da apripista è stata la Juventus, che ha tolto 90 milioni a squadra e allenatore (Maurizio Sarri), con una sforbiciata accettata e condivisa nelle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, lo ha definito «un esempio per tutto il sistema».