Il vento riformista che soffia sul nostro paese sbufferà probabilmente anche i sui cinque corpi di polizia, diminuendoli a due. Obiettivo risparmiare più di due miliardi di euro all’anno.
Il 15 ottobre prossimo si discuterà della Legge di Stabilità e in quell’occasione si definiranno i primi passi per riformare le forze dell’ordine. La Forestale e la Penitenziaria verrebbero assorbite dalla Polizia di Sato.
La decisione politica che potrebbe diventare legge nel 2015 semplificherà la logistica e razionalizzerà il numero di funzionari, militari e sedi che sono sparse in ogni angolo del paese.
Il taglio delle spese alleggerirà il bilancio dal peso di tante poltrone d’oro. Dai comandanti generali con staff annessi, agli uffici dello stato maggiore oltre a 20 comandanti generali.
Si intende così risparmiare su acquisti, sedi periferiche, manutenzione e logistica.
Negli ultimi anni abbiamo ascoltato rappresentanti sindacali delle forze dell’ordine denunciare pubblicamente strutture inadeguate, poca benzina nei mezzi di servizio, manutenzione quasi nulla oltre a computer portati da casa per redigere denuncie, verbali e rapporti. Evidente anche il malessere delle guardie penitenziarie che lavorano sotto organico, esposti pericolosamente alle condizioni pietose in cui versano le nostre carceri.
E così il processo di revisione dei corpi di polizia potrebbe completarsi nel 2015 con l’accorpamento della Guardia di Finanza all’Arma dei Carabinieri. Potrebbero così confluire i 30 mila effettivi delle Fiamme Gialle nel personale del 112. Si starebbe studiando anche la possibilità di poter salvaguardare alcuni reparti altamente specializzati come i nuclei di polizia tributaria e valutaria della Gdf, i militari del Gico, i corpi incaricati di proteggere i parchi nazionali o impegnati nella lotta alle eco-mafie.
Riformare il paese dopo oltre trent’anni di distrazioni politiche non è cosa facile. L’ultimo a mettere mano nel complicato sistema amministrativo dei corpi di polizia fu Francesco Cossiga che smilitarizzò la Ps nel lontano 1981.
Emanuele Bianchi
