HomeCronaca Processo Thyssen, pena ridotta: non era omicidio doloso. La rabbia dei parenti delle sette vittime. “Non c’è giustizia”

Processo Thyssen, pena ridotta: non era omicidio doloso. La rabbia dei parenti delle sette vittime. “Non c’è giustizia”

di Alessandra D'Acunto28 Febbraio 2013
28 Febbraio 2013

Si è ristabilito l’ordine al tribunale di Torino, occupato per quattro ore da familiari ed ex colleghi degli operai della multinazionale dell’acciaio Thyssen morti il 6 dicembre 2007 mentre lavoravano sulla linea 5. Il motivo della rabbia e della disperazione è la sentenza che ha emesso stamattina la Corte d’assise d’appello del capoluogo piemontese che scagiona l’ex ad del gruppo Harald Espenhahn dall’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale ricevuta in primo grado, escludendo l’ipotesi del dolo. La pena viene così rivista da sedici anni e sei mesi di reclusione a dieci.
“Maledetti, vergognatevi, e adesso arrestateci”. Sono queste le parole risuonate nella maxiaula del tribunale, occupata fino alle 15 e 30 di questo pomeriggio da padri, fratelli, sorelle, zie delle vittime, persone incredule di fronte ad un verdetto inaspettato e che alle 18 dovranno recarsi in prefettura per rendere conto del loro gesto esasperato. Una rabbia rivolta non solo verso i giudici ma contro chiunque abbia provato a calmarli: avvocati, carabinieri, digos. “Fate schifo, ci vuola la giustizia privata”, “Li avete uccisi di nuovo”, “Volevo vedere se ci fossero stati i figli dei politici”.
Il sostituto procuratore Raffaele Guariniello ha provato a rassicurare colleghi e parenti delle vittime: “Non era mai successo che si dessero dieci anni per un infortunio mortale sul lavoro, intanto incameriamo questo risultato e vediamo come va, stiamo già lavorando per il ricorso in cassazione”.
Nel primo processo l’accusa aveva sostenuto che il rogo di cui restarono vittime i sette operai  fu conseguenza della scarsa attenzione della Thyssen per la sicurezza sul lavoro, visto che l’impianto in questione sarebbe  stato chiuso  pochi mesi dopo. Oggi il giudice ha respinto questa tesi, accettando quella della difesa secondo cui furono gli operai a sbagliare tentando di spegnere un incendio che non potevano domare.
In aula, pochi politici. Fuori, davanti alle foto dei sette operai, la transenna montata per la folla è rimasta vuota. Ma i parenti delle vittime sembrano convinti ad andare avanti anche da soli.

Alessandra D’Acunto

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