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HomeCronaca Processo Eni, le accuse a Descalzi: “Ci furono accordi illeciti”

Maxi tangente Eni in Nigeria
l'accusa all'ad De Scalzi
"Ci furono accordi illeciti"

"Impressionante sequenza di anomalie"

Dal verdetto della sentenza di settembre

di Matteo Petri17 Dicembre 2018
17 Dicembre 2018

FILE - In this Tuesday, Jan. 20, 2015 file photo, Italian energy giant Eni CEO Claudio Descalzi poses for a photo prior to the start of a conference, in Rome. (ANSA/AP Photo/Andrew Medichini, File)

“C’è stata un’impressionante sequenza di anomalie”. Per il gup del processo della maxi tangente Eni Giusy Barbara “necessariamente la sequenza di anomalie, e di illeciti accordi spartitori, deve essere stata avallata dai vertici della società”. Sarebbe coinvolto quindi anche l’attuale ad Claudio Descalzi, all’epoca numero due dell’azienda.

Sono state rese note oggi infatti le 300 pagine di motivazioni delle condanne del processo in rito abbreviato per corruzione dello scorso 20 settembre, in cui sono stati condannati Obi Emeka e Gianluca Di Nardo, presunti mediatori della maxi tangente da 1 miliardo e 92 milioni.

Secondo l’accusa la tangente sarebbe stata versata, da Eni e Shell a politici e burocrati della Nigeria e, si ipotizza, anche al manager del gruppo italiano per l’acquisizione del giacimento. Per la presunta maxi ‘stecca’ versata in cambio di commesse in Algeria sono imputati al momento l’attuale amministratore delegato di Eni Descalzi, il suo predecessore Scaroni, le stesse Eni e Shell, e altre 11 persone, tra cui anche Luigi Bisignani.

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