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Privacy e rispetto della notizia, criteri e regole del buon cronista in un convegno alla Lumsa

di Elisa Mariella24 Settembre 2014
24 Settembre 2014

giornali_localiGrande affluenza ieri al convegno su privacy e giornalismo tenutosi all’università Lumsa di Roma, a cui hanno preso parte personalità di grande spessore come Cesare Protettì, Direttore professionale del Master in Giornalismo della Lumsa, il giornalista Vittorio Roidi, Paola Spadari presidente dell’ODG del Lazio, Carlo Bonini giornalista de La Repubblica e Giuseppe Busia, segretario generale dell’autorità Garante per la privacy.

Tra i temi principali dell’evento, anche l’importanza e la rilevanza del web e dei supporti digitali nella diffusione dell’informazione. “Il mondo virtuale, è più reale di quanto si pensi – ha sottolineato Giuseppe Busia durante l’incontro -. Il riflesso sul web di una notizia, un fatto, un racconto, ha oggi una forte rilevanza mediatica”. Il vero problema, ha proseguito il segretario generale dell’autorità per la protezione dei dati personali, è capire qual è il confine fra comunicazione e semplice diffusione. Ogni buon giornalista è prima di tutto un comunicatore, poi “uno che diffonde”.

Spesso, ha proseguito Busia, chi scrive per informare e lo fa per professione, ha meno libertà di chi lo fa senza un “titolo” vero e proprio che lo qualifichi. Essere giornalisti significa dover rispettare delle regole etiche, morali, deontologiche, stando attenti a non violare la normativa legislativa vigente in merito. Questo è il motivo per cui nasce, sempre più spesso, confusione fra ciò che è notizia e ciò che invece non lo è, come ha sottolineato Paola Spadari: “Essere dei buoni giornalisti significa soprattutto fare della buona informazione nel rispetto della dignità dei soggetti coinvolti”. Questo differenzia un vero giornalista da un semplice diffusore di “fatti”. Il segretario Busia ha ricordato anche come i professionisti dell’informazione possiedono, in merito al loro lavoro, una certa libertà che ad altri non è permessa, come quella di gestire autonomamente i dati personali raccolti durante il loro lavoro (Legge n. 675 del 31 dicembre 1996 sulla Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali). “Sta al bravo reporter decidere cosa è notizia e cosa invece solo gossip, legato più al sensazionalismo che alla buona informazione”, come ha proseguito Vittorio Roidi durante la conferenza.

Altro tema “caldo”, quello infatti riguardante la gestione dei cosiddetti “dati sensibili” in relazione a fatti di cronaca nera o giudiziaria. Significative a tal proposito le riflessioni di Carlo Bonini di Repubblica:” Non bisogna limitare la notizia, rischiando di impedire ai colleghi di fare il proprio lavoro. Il giornalista sa dove fermarsi, bilanciando interesse pubblico e rispetto della privacy”. La qualità di uno Stato è data dalla qualità della sua democrazia, ha proseguito il giornalista di Repubblica: il confine fra ciò che è giusto diffondere e cosa è meglio tenere fuori dal circuito di diffusione cambia da Stato a Stato, da epoca a epoca. “In cronaca nera o giudiziaria, per esempio, sta al cronista decidere quanto e come diffondere un dato, un elemento. L’importante è non ledere mai né la dignità né il right to be alone (diritto a essere lasciati in pace) delle persone”.

Non bisogna essere “timidi”, ha concluso Bonini riferendosi ai colleghi, ma nemmeno mettere alla pubblica gogna chi in fatti o situazioni non c’entra nulla. Recuperare il senso del sé, ma ricordando sempre il rispetto dei più deboli.

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