Il vento sembra essere cambiato per l’amministrazione americana. Donald Trump, infatti, ha incassato la prima vittoria della sua presidenza: la Corte Suprema ha dato via libera alla piena applicazione dell’ultima versione del Muslim Ban (ovvero le restrizioni per l’ingresso negli Usa imposte a cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana). La decisione è stata presa a maggioranza, con il parere contrario di due giudici, Ruth Bader Ginsburg e Sonia Sotomayor, contro i sette voti favorevoli degli altri togati.
La norma fu emanata subito dopo l’insediamento dell’ex imprenditore alla Casa Bianca: a gennaio aveva firmato un ordine esecutivo che proibiva l’ingresso negli Usa i cittadini da Ciad, Iran, Libia, Somalia, Siria e Yemen e sospendeva l’accoglienza di nuovi rifugiati. In quell’occasione la Corte respinse il provvedimento, costringendo il Presidente a proporre una nuova versione ammorbidita. Ieri la svolta: per la prima volta la massima corte statunitense ha consentito l’applicazione piena della misura, nonostante vi siano alcuni ricorsi pendenti in diversi tribunali del Paese e nonostante l’opinione pubblica appaia sempre più scontenta dell’operato del Tycoon.
Una vittoria significativa, incassata in un momento delicato per l’amministrazione Trump alle prese anche con la riforma fiscale che si avvia a un nuovo esame prima di diventare legge e che offre la prospettiva della prima riforma strutturale dell’amministrazione Trump. Senza dimenticare l’affare del Russiagate, il rumore di fondo che accompagna il Presidente fin dal suo insediamento, che rischia di trasformarsi in un boato dopo che l’ex consigliere Flynn ha ammesso di aver mentito all’Fbi, coinvolgendo direttamente anche il Presidente.
Trump adesso vede profilarsi all’orizzonte un nuovo traguardo: il 12 dicembre si vota in Alabama nell’elezione speciale per sostituire Jeff Sessions nominato ministro della Giustizia. Nonostante il candidato repubblicano Roy Moore sia stato travolto da accuse di molestie sessuali. Trump oggi gli ha confermato il suo sostegno con un endorsement ufficiale e con una telefonata confermata dalla Casa Bianca e nella quale il presidente non si sarebbe risparmiato, esortando con un perentorio: “Battili tutti, Roy!”.