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Primarie, Renzi: “Se perdo, do una mano a chi ha vinto”

di Domenico Mussolino09 Ottobre 2012
09 Ottobre 2012

Matteo Renzi gira l’Italia in camper: ha percorso già più di 8000 Km. Ad ogni tappa c’è un comizio: camicia bianca, maniche sollevate, cravatta nera. E applausi per il “rottamatore” che propone di cambiare la sinistra italiana. Ma l’ufficialità della sua candidatura alle primarie è arrivata solo all’assemblea Pd di Sabato scorso, quando i membri hanno accettato una modifica transitoria allo statuto. E Renzi ieri in tv a Che tempo che fa ha dichiarato che se perde sarà leale verso il vincitore.
Modifica dello statuto. Secondo i regolamenti alle primarie di coalizione poteva partecipare solo il segretario del Partito Democratico. Ma Bersani si è speso perché la corsa fosse aperta a tutti. Anche al sindaco di Firenze, che aveva già iniziato la sua campagna elettorale in giro per l’Italia. Fra le altre decisioni prese dall’assemblea sulle primarie, c’è anche l’istituzione di un albo delle pre-registrazioni e il ballottaggio se chi vince non otterrà il 50% più uno dei voti. All’assemblea non c’era Matteo Renzi. Un’assenza mal digerita proprio da Bersani.
Renzi, l’amministratore. Domenica il segretario del Pd, nel programma di Fabio Fazio, ci ha tenuto a precisare che Renzi, in quanto membro del partito, avrebbe dovuto partecipare all’assemblea. “Vorrei che si fidasse non di me ma del partito di cui fa parte.”
Ieri è toccato al sindaco farsi intervistare a Che tempo che fa. Dove ha spiegato le ragioni della sua candidatura: “Per la prima volta un gruppo di giovani dentro il Pd anziché accodarsi al capo corrente si propone con idee nuove. Un gruppo di persone che nella stragrande maggioranza dei casi fa l’amministratore. Noi non è che stiamo a fare gli show in giro per l’Italia. Noi facciamo dalla mattina alla sera l’amministrazione di realtà complesse.”
Un programma per la vittoria. Ma uno dei punti centrali affrontati dal candidato è stato il suo ruolo in caso di sconfitta. “Se perdo – ha dichiarato Renzi – non solo do una mano a chi ha vinto. Le primarie sono state in passato l’occasione per dare dei premi di consolazione. Ma se perdo le primarie io non faccio il ministro, il segretario, il parlamentare… Se si perde si da una mano senza chiedere una poltrona in cambio.”
L’occasione è stata buona anche per difendersi dalle accuse principali che gli vengono rivolte. Massimo d’Alema ha dichiarato che se vince lui si tratterebbe della fine della sinistra. E il sindaco prova a staccarsi dall’abbraccio mortale di alcuni esponenti del centro-destra, fra cui anche Silvio Berlusconi, che sarebbero contenti della sua vittoria.
Renzi non si scompone e spiega quali sono le colpe della crisi e la via per uscirne. “La colpa della crisi non è mica della finanza. È della politica che in questi anni continua a tassare il lavoro di un artigiano o di un piccolo imprenditore tre volte quanto tassa le rendite finanziarie.”
L’Italia dovrebbe puntare sul Made in Italy. “La fame di bellezza, la fame di qualità, la fame di prodotti belli italiani è straordinaria. Tuttavia noi non sappiamo venderci bene. In America nei supermercati per 100 dollari acquistati di prodotti “italian sound”, 94 dollari su 100 sono prodotti non italiani: si acquista parmisan anziché parmigiano, ad esempio.” Le tre parole sulle quali punta sono “futuro, Europa, merito”. Diverse rispetto ai valori scelti di Bersani: “onestà, uguaglianza, solidarietà, lavoro”.

Domenico Mussolino

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