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Primarie dem in Campania: vince De Luca, sindaco decaduto di Salerno

di Alessandro Testa02 Marzo 2015
02 Marzo 2015

De Luca vota alle primarieCaldoro-De Luca, verso la rivincita del 2010. Alle elezioni regionali campane di primavera – che si terranno probabilmente il 10 maggio – il campione dei democratici sarà ancora una volta il plenipotenziario di Salerno Vincenzo De Luca, che ieri ha vinto le primarie del centrosinistra con il 52% dei voti, contro il 44% dell’ex assessore regionale Andrea Cozzolino e il 4% “di bandiera” del socialista Marco Di Lello. Molto alta la partecipazione popolare, con 157mila persone che si sono messe in coda nei 606 seggi aperti in tutta la regione. De Luca ha costruito la sua vittoria dominando nella provincia di Salerno (73%), e arrivando primo anche in quelle di Caserta e Avellino, ma soprattutto limitando i danni in quella di Napoli, dove vive metà degli aventi diritto al voto e dove Cozzolino ha vinto, ma con un margine nettamente inferiore ai pronostici. Alle regionali De Luca sfiderà il “governatore” uscente Stefano Caldoro, di Forza Italia, ed il candidato del Movimento Cinque Stelle, ancora da individuare.

Primarie difficili. Negli ultimi mesi le primarie campane erano state rinviate per ben tre volte, nella speranza che si trovasse un candidato unitario, e avevano visto numerose defezioni, con la più recente – quella dell’ex vendoliano Gennaro Migliore – che ha costretto addirittura a ristampare le schede. Come spesso capita al Pd, soprattutto a livello locale nel centrosud, la pace non è arrivata nemmeno a gazebi aperti, con l’inatteso appello a non votare di Roberto Saviano, secondo cui «queste elezioni, espressione della politica del passato, saranno determinate da voti di scambio in cambio di assessorati, e dagli accordi con Nicola Cosentino». Drastica la conclusione dell’autore di Gomorra: «Sino a quando non esisteranno leggi in grado di governarle, le primarie saranno solo scorciatoie per gruppi di potere. Non legittimiamole, non andate a votare». Qualche preoccupazione in effetti doveva esserci anche nel Pd nazionale, se da Roma sono arrivati prima il “suggerimento” di vietare il voto agli immigrati extracomunitari che non si fossero registrati entro venerdì (appena 3 in tutta la regione) e ieri addirittura alcune decine di osservatori, dislocati a Scampia e in altri seggi considerati maggiormente a rischio.

Gli strascichi e le ombre su De Luca. Anche se, a differenza dei casi di Napoli e Palermo degli anni scorsi, non si sono registrati casi eclatanti di “inquinamento” delle primarie regionali, non è detto che la sfida sia terminata ieri: Cozzolino infatti non ha ancora ammesso ufficialmente la sconfitta e di qui a primavera De Luca – che intanto gioisce e promette una «rivoluzione democratica» – non avrà comunque vita facile per motivi giudiziari. Indagato in questi anni in ben nove procedimenti (quattro dei quali conclusi, tre volte per assoluzione e una per prescrizione), l’uomo forte di Salerno è stato condannato lo scorso 21 gennaio in primo grado dal Tribunale della sua città a un anno di reclusione e uno di interdizione dai pubblici uffici per abuso d’ufficio legato alla costruzione di un termovalorizzatore. In seguito a ciò è stato dichiarato decaduto dal prefetto ai sensi della “legge Severino”, ma pochi giorni dopo è stato reintegrato da un provvedimento “di sospensiva” del Tar, che presto si esprimerà nel merito del ricorso. A complicare ulteriormente la questione è arrivata nei giorni scorsi la Corte di Appello di Salerno, che ha nuovamente dichiarato decaduto il sindaco De Luca in seguito alla sua accettazione della carica di sottosegretario ai trasporti nel governo Letta tra il 2013 e il 2014. A prescindere dalla sua decadenza, su De Luca gravano anche altre due condanne in primo grado: una penale, per diffamazione aggravata nei confronti di Marco Travaglio, e una della corte dei conti di Napoli, che gli ha imposto di rimborsare 23mila euro. E’ inoltre indagato per corruzionetruffa aggravata, truffa, falsoassociazione a delinquere e concussione per la vicenda ‘Sea Park’, e per abuso d’ufficiofalso ideologico e lottizzazione abusiva nell’ambito dell’inchiesta ‘Crescent’.

Vent’anni da sindaco di Salerno. Vincenzo De Luca, che ha militato per una vita nel Pci-Pds-Ds prima di confluire nel Pd, è ininterrottamente l’“uomo forte” di Salerno fin dal 1993, quando si ritrovò improvvisamente primo cittadino per qualche settimana dopo le dimissioni del sindaco socialista Vincenzo Giordano, travolto da Tangentopoli ma in seguito prosciolto. A dicembre di quello stesso anno, dopo aver superato al ballottaggio il candidato moderato, De Luca divenne il primo sindaco eletto direttamente dai cittadini, nella stessa tornata che incoronò Francesco Rutelli a Roma e Massimo Cacciari a Venezia. A differenza di questi ultimi, De Luca però non ha mai mollato la presa sulla sua città, di cui è stato eletto sindaco quattro volte, con una breve pausa solo nella consiliatura 2001-2006, quando cedette la fascia tricolore al suo stretto collaboratore Mario De Biase.

Le primarie nelle Marche. Sempre nella giornata di ieri si sono svolte le primarie del centrosinistra anche nelle Marche. L’ha spuntata, con quasi il 53% dei voti, l’ex sindaco di Pesaro Luigi Ceriscioli, che ha superato l’assessore uscente al bilancio Pietro Marcolini (46%). Staccatissima, con meno del 2% e appena 587 voti, la candidata “di bandiera” dell’Italia dei Valori, Ninel Donini. Hanno partecipato al voto 43.588 persone, un dato molto più alto delle previsioni e definito quindi «straordinario» dal segretario regionale del Pd Francesco Comi. Ceriscioli, insegnante di matematica, ha vinto nella sua Pesaro e nelle province del sud, Ascoli e Fermo. Il suo rivale Marcolini, maceratese, si è imposto invece nella sua terra e ad Ancona. Alle elezioni regionali di primavera Ceriscioli, che ama definirsi «il sindaco delle Marche» dovrà vedersela principalmente con il “governatore” uscente Gian Mario Spacca, candidato da popolari e Forza Italia, che dopo una consiliatura da vice e due da presidente per il centrosinistra lo ha abbandonato polemicamente dopo non aver ottenuto una deroga al principio interno che vieta un terzo mandato consecutivo. Spacca non è però appoggiato dalla Lega Nord, che avrà un suo candidato, come anche il Movimento Cinque Stelle.

Alessandro Testa

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