“Sarò presto in Aula e avremo la possibilità di chiarire a tutti gli italiani quello che sta accadendo, sul negoziato e su come ci siamo arrivati”. Così il premier Giuseppe Conte prova a calmare le acque dopo le tensioni di ieri alla Camera, scaturite dal dibattito sul Meccanismo europeo di stabilità. Il presidente del Consiglio, in visita in Ghana per l’inaugurazione di un centro di formazione dell’Eni, non fissa però una data precisa: “Non decido io. La Camera non è casa mia, comunque concorderò i tempi non sottraendomi, come sempre, a nessuna interlocuzione”.
Intanto il leader pentastellato, Luigi Di Maio, annuncia che a breve ci sarà un vertice di maggioranza, per discutere del Fondo salva Stati, in cui saranno presenti sia Conte che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Proprio dalle parole di Gualtieri, pronunciate in audizione alla Commissione Finanza della Camera, si era scatenata la polemica ieri in Aula. Il titolare del Tesoro, illustrando i tempi della ratifica del Mes, aveva detto che “i margini di trattativa per una modifica del Meccanismo da ora a febbraio non ci sono”, causando le reazioni scomposte dei deputati di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, che hanno accusato Gualtieri e Conte di tradire gli interessi dei cittadini italiani, scavalcando il Parlamento. Ad alimentare il clima già rovente anche un intervento del parlamentare del Partito Democratico Piero De Luca, che ha ricordato come, durante le trattative sul Fondo salva Stati, al governo ci fosse la Lega.
Alla base delle polemiche c’è la convinzione da parte delle opposizioni e di un’area critica dei 5 stelle che il Mes porterebbe solo svantaggi all’Italia. La tesi è che il nostro Paese si troverebbe a versare i fondi necessari per entrare nel meccanismo, senza poi però poterne usufruire in caso di necessità, a causa dell’alto debito pubblico da cui è gravato il bilancio dello Stato.