ROMA – “Non c’è nessuna indagine o ispezione in Italia ma solo un incontro virtuale con le nostre controparti dato che siamo nella fase in cui prepariamo il rapporto annuale sullo Stato di diritto in tutti i 27 Paesi dell’Ue”. Il messaggio della Commissione Europea è chiaro dopo le indiscrezioni di questa mattina riportate dal quotidiano La repubblica secondo cui i commissari europei avrebbero chiesto oggi, 12 febbraio, risposte al governo Meloni su alcune riforme decise dall’esecutivo non in linea con le richieste europee.
Nel mirino ci sarebbero corruzione, libertà di stampa, conflitto d’interessi e stop alle intercettazioni, tutti temi cari al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Secondo Repubblica, però, Bruxelles non si fida dell’Italia e sulla riforma costituzionale del premierato vuole delucidazioni in merito al suo obiettivo, alla luce delle numerose critiche mosse dagli esperti. Sul tema della giustizia, invece, si starebbero cercando risposte concrete sulla separazione delle carriere e sulla progressiva digitalizzazione dei processi, in linea con le richieste europee. L’Europa chiederebbe, inoltre, un aggiornamento politico e legislativo sui conflitti d’interesse, le lobby e i finanziamenti ai partiti.
Molti sarebbero i dubbi anche sulla cancellazione del reato di abuso d’ufficio e sulla riduzione del traffico d’influenze. I dubbi sarebbero su come sarà coperto in futuro nel codice penale il vuoto lasciato da questi tagli e se questo servirà veramente nella lotta alla corruzione.
L’Italia, sempre secondo Repubblica, è chiamata a dare spiegazioni anche sulla nuova prescrizione e sul tema delle intercettazioni. In ultimo la Commissione sarebbe in allarme per quanto riguarda la libertà di stampa e l’aumento delle cause contro i giornalisti. Mentre sulla norma Costa, che vieta ai giornalisti di pubblicare l’ordinanza di custodia cautelare, chiederebbe maggiori informazioni. Sulla Rai il capitolo più complesso. Le spiegazioni dell’Italia potrebbero riguardare le interferenze politiche, la riduzione del canone e l’indipendenza finanziaria della tv di Stato.