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I dem verso la Direzione di lunedì

Prova di dialogo M5S-Lega per presidenze

di Giordano Contu08 Marzo 2018
08 Marzo 2018

Andrea Orlando in una recente immagine d'archivio. ANSA/ GIUSEPPE LAMI

“Al momento non c’è nulla da vincere. Resiste l’idea di fare qualcosa per passione e non per calcolo”. Risponde così il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda su Twitter a chi scommette sul futuro del partito e rilancia la sua figura come possibile traghettatore del Pd. “È una personalità che può dare un contributo importante al Pd” ha commentato questa mattina il ministro uscente della Giustizia Andrea Orlando. E non risparmia frecciate a Renzi: “Il partito deve essere plurale” ma l’alleanza con i 5 Stelle non è possibile a causa di “differenze politiche programmatiche con loro”.

Orlando e leadership Pd. “Se Carlo Calenda si vuol candidare alle primarie è un suo diritto farlo. Ha idee diverse dalle mie, ma il partito deve essere plurale e non può essere il luogo della dittatura della maggioranza. Il rischio è di essere più poveri”. Così l’esponente della minoranza Pd Andrea Orlando a Circo Massimo, il programma radio di Massimo Giannini. La risposta arriva a stretto giro: “Mi auguro che molta gente vada a iscriversi per ripartire”.

“Impossibile alleanza Pd-M5s”. A radio Capital Orlando parla dell’accordo con Cinque stelle come fosse una trovata mediatica di Renzi. Il segretario dimissionario “prova a parlare di questo per evitare una discussione su un risultato che è stato drammatico. È come buttare la palla in tribuna. Spero che le dimissioni di Matteo e del gruppo dirigente segnino l’avvio di una fase”. L’ex ministro precisa: “Non considero i Cinque stelle il diavolo. Il problema sta nelle differenze politiche programmatiche con loro. Sono distanze che non consentono questa formula”. Per Orlando, che parla di “nuovo assetto”, il partito deve guardarsi dentro prima di cercare una soluzione intorno. “Bisogna riaprire un confronto coi nostri iscritti, con i militanti e provare a recuperare chi se ne è andato”.

https://twitter.com/_CircoMassimo_/status/971646760950083585

Fra coloro che ritengono che per formare un governo non si possa fare a meno di dialogare con i 5 stelle, il partito più votato, c’è chi intravede i primi flirt fra M5S e Lega. Una prova di patto che i due potrebbero siglare già per la nomina dei Presidenti delle Camere. Girano già alcuni nomi. A Montecitorio i pentastellati vedono Roberto Fico. Per il Senato il Carroccio ha messo sul tavolo il nome di Roberto Calderoli e, in caso di stop da FI, quello di Paolo Romani.

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