HomeCultura Presentato l’ultimo libro di Quirico, Calabresi: “Scomparso da cinquanta giorni, ma non perdiamo la speranza”

Presentato l’ultimo libro di Quirico, Calabresi: “Scomparso da cinquanta giorni, ma non perdiamo la speranza”

di alessia.argentieri29 Maggio 2013
29 Maggio 2013

“Gli ultimi. La magnifica storia dei vinti”. E’ questo il titolo dell’ultimo libro di Domenico Quirico, il giornalista de La Stampa scomparso il 9 aprile scorso in Siria, dove si trovava per realizzare una serie di reportage dalla zona di Homs. Il libro, pubblicato dall’editore Neri Pozza, è stato presentato ieri nella sala Montanelli di via Solferino a Milano dal direttore de La Stampa Mario Calabresi e da quello del Corriere della sera Ferruccio De Bortoli che ha dichiarato: “In questo libro c’è tutta la cifra di Domenico Quirico, che ci fa vivere attraverso il suo cuore e i suoi occhi la storia dal punto di vista più scomodo, sofferto e a volte anche pericoloso”.

Nel libro l’autore analizza la storia da una prospettiva insolita, quella dei vinti, degli umiliati, sconfitti da poteri superiori e inarrestabili, vittime di forze storiche a cui non sono stati capaci di opporsi. Quirico tratteggia questo inusuale ritratto delle vicende umane ripercorrendo le vite e i fallimenti di uomini che, con le loro sconfitte, hanno segnato la storia, protagonisti del crollo di imperi e regni, responsabili o incauti fautori della fine di fedi e ideologie. E lo sguardo del lettore può spaziare su un vasto orizzonte, immergendosi nelle vicende di uomini vissuti in epoche diverse, ma accomunati dal vizio di fondo di un’inadeguatezza cronica e inguaribile al momento storico in cui si sono trovati ad agire, da Dario, il fragile rivale di Alessandro, a Gorbaciov, affossatore dell’impero sovietico, ad Atahualpa, ultimo sovrano dell’impero Inca, a Romolo Augusto, ultimo imperatore romano d’Occidente, fino a Benedetto XVI, che voleva guarire la Chiesa dall’egoismo umano.

Un impianto narrativo incentrato sui vinti della storia che ben si integra e compenetra con la costante esigenza che ha animato Quirico nel corso della sua vita, quella di dare voce agli ultimi e agli oppressi, come dimostrano i suoi coraggiosi reportage dal Sudan, dal Mali, dalla Somalia, dalla Libia e infine dalla Siria, dove era stato già due volte, per raccontare i conflitti nella zona di Aleppo e di Idlib. Perché per Quirico raccontare la guerra e le vicende umane da dietro una scrivania era eticamente inaccettabile, perché, come diceva, “bisogna stare dentro i fatti” e “se si vuole raccontare un bombardamento lo si può fare solo se si è sotto le bombe insieme alle popolazioni, con cui bisogna condividere emozioni e destini”. 

Sono passati ormai cinquanta giorni da quando Domenico Quirico è scomparso. Quasi due mesi senza avere sue notizie, senza che la sua famiglia ne sappia nulla. Il giornalista è arrivato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto a Homs, dove i combattimenti erano più intensi. Il giorno prima della sua scomparsa Quirico ha fatto una telefonata alla moglie Giulietta, in cui l’ha rassicurata sulle sue condizioni e l’ha avvertita che per qualche giorno non avrebbe potuto chiamarla, dato che il cellulare avrebbe probabilmente smesso di funzionare e le persone con cui viaggiava gli avevano chiesto di non usare il satellitare. Il giorno seguente, il 9 aprile, Quirico ha poi mandato un sms a un suo collega della Rai nel quale gli diceva di essere sulla strada per Homs. Poi più nulla.

Prima di partire Quirico aveva avvisato il quotidiano per il quale lavorava che non avrebbe scritto niente mentre era in Siria e che per qualche giorno sarebbe rimasto in silenzio: la copertura della rete dei cellulari è saltata in molte zone dell’area di Homs e usare il satellitare non è prudente perché così si segnala la propria presenza. “Siamo abituati ai silenzi di Domenico, che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l’ultima volta che era stato in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. Fanno parte del suo modo di muoversi e lavorare: ha sempre sostenuto che le tecnologie e le comunicazioni sono il miglior modo per farsi notare e mettersi in pericolo. La sua strategia è di viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni”, hanno dichiarato i suoi colleghi de La Stampa.

Ma dopo sei giorni di silenzio la famiglia ha deciso di avvisare l’Unità di crisi della Farnesina che ha coordinato le ricerche per due settimane, in modo silenzioso e riservato, per evitare di attrarre l’attenzione sul giornalista in una zona ad alto rischio di sequestri. Le ricerche sono state però infruttuose, e allora si è deciso di rendere pubblica la notizia della sparizione di Quirico, sperando di trovare nuove persone che potessero fornire informazioni. Tutto inutile, almeno finora, ma nessuno ha perso la speranza, anche perché, come afferma il direttore de La Stampa Mario Calabresi: “La tenacia, la caparbietà di Domenico lo riporteranno a casa”.

Alessia Argentieri

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