Anche quest’anno la kermesse letteraria tanto attesa da intellettuali, critici e amanti dei salotti mondani, ha il suo bel parterre nel prato bucherellato dai tacchi a spillo delle “grandes dames”, sotto l’egida delle cariatidi del Vasari, incastrata nel Ninfeo dove papa Giulio III era solito prendere il fresco.
Dietro il portone di bronzo dell’antico edificio che accoglie un raffinato esempio di architettura etrusca, un manierismo madaiolo scivola dai taxi in attesa di fare il suo trionfale ingresso tra i tavoli numerati che accolgono editori, giurati, vip e le bottigliette gialle piene di liquore Strega. Immancabili i cinque finalisti con tanto di consorti al seguito, strette nei loro abiti sinuosi. Tutti ad assistere al premio Strega, il riconoscimento letterario che, tra applausi e polemiche, continua ogni anno, nonostante tutto, a conferire lustro alle copertine dei romanzi in bella mostra nelle librerie.
L’atmosfera che si respira all’appuntamento che dal 1947, dai salotti in casa Bellonci, stuzzica le attese di editori e finalisti è un po’ diversa da quella in cui a sedere ai tavoli era ad esempio Anna Maria Ortese, vincitrice del premio nel lontano 1967, quando le prime minigonne facevano la loro comparsa destando un certo scalpore; qualcuno in quell’edizione ne aveva contate ben 62 “più o meno sofisticate”. Alla cerimonia di premiazione di questa 68esima edizione sono indubbiamente molte di più, quasi sempre volgari e attaccate a corpi un po’ troppo sfioriti.
Dopo la sfilata di invadenti decolletè, parure e papillon l’ingresso al Ninfeo è un susseguirsi di volti noti.
“Sono sereno e aspetto la conclusione di questa serata” è la prima dichiarazione rilasciata da uno dei cinque finalisti, Antonio Scurati, prima di andar via senza nemmeno aspettare la premiazione di Piccolo, alla vigilia della proclamazione. Preferisce lasciare il Ninfeo, Scurati, allontanandosi dal tavolo Bompiani sospirando un rassegnato “Che stiamo a fare qui”. Il suo pensiero prima del verdetto reso noto dal presidente di seggio Walter Siti, era andato alla figlia (“A lei dedico il mio libro”), ma anche all’anello portafortuna, uno zaffiro “indossato esclusivamente in occasioni importanti”, che però evidentemente, dato l’amaro sorpasso finale (di soli 5 voti) da parte del vincitore Francesco Piccolo, non è stato poi tanto efficace.
Antonella Cilento, l’altra finalista autrice del romanzo “Lisario o il piacere infinito delle donne” edito da Mondadori, prima della votazione finale che l’ha vista quinta classificata, ha scelto come colore della serata l’arancio, compreso il ventaglio. “L’arancione è il colore di ogni differenza ed è giusto per il mio romanzo che parla del femminile in tutti i suoi aspetti – aveva dichiarato – alla fine è importante che il libro sia arrivato qui e non è un autofiction, non è legato alla realtà ma è picaresco”.
Tra una telefonata con il suo cellulare dalla cover color Tiffany e una stretta di mano, il sindaco Ignazio Marino, uno dei primi ad arrivare, parla con un gruppetto di giornalisti che gli chiedono indiscrezioni circa il futuro assessore alla cultura del comune di Roma. Nemmeno la presenza di Alemanno sembra guastare l’imperturbabile flemma del primo cittadino.
Prima di tornare al tavolo del gruppo Mondadori in compagnia di Luigi Abete e della futura moglie Michela Di Biase, il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini si confronta con Vittorio Sgarbi. Forse qualche chiacchiera è dedicata all’applicazione della prima norma del drecreto Franceschini che stabilisce la visita gratuita a monumenti , musei, scavi archeologici ogni prima domenica del mese. Sgarbi si mostra soddisfatto anche se, esprimendosi in merito al favorito della serata, rivela di fare il tifo per Scurati.
Al buffet un frenetico via vai di camerieri cerca di saziare, in breve, la fame degli ospiti durante l’assalto alle portate di insalata di riso, lasagne, pasta al pesto. Paolo Mieli, in compagnia di una giovane ragazza bionda scivola tra le pietanze per poi tornare al tavolo. Il presidente del comitato direttivo del premio Strega, Tullio De Mauro, si sgranchisce alzandosi, ogni tanto, dal tavolo in attesa del responso finale.
Dal cestino pieno di cioccolatini con l’involucro giallo della casa di liquori beneventana, è tutto un frenetico arraffare prima di guadagnarsi il posto in prima fila sotto il palco dei giurati, davanti al tabellone con il nome dei finalisti per l’ultimo scrutinio. Al tavolo di Francesco Piccolo, la moglie Gabriella, tubino nero e capelli biondi sciolti sulle spalle, si prepara a bere dalle bottigliette di Strega, come vuole la tradizione. Qualcuno trattiene le lacrime, mentre Piccolo riceve già qualche messaggio di auguri sul cellulare, ma prima di esultare aspetta la proclamazione ufficiale che lo vedrà vincitore con 140 voti.
Dopo l’intervista sul palco con i giornalisti e la tradizionale bevuta dello Strega, sugli abiti degli ospiti, sui mosaici del Ninfeo e sui tavoli ormai scomposti calano le luci. Fuori da villa Giulia arrivano i taxi, il ninfeo si svuota lentamente. La moglie di Piccolo va via con in mano la bottiglia dello Strega, e con, negli occhi, tanta soddisfazione. È notte fuori dalla villa. Anche quest’anno la festa dello Strega ha regalato il suo spettacolo.
Samantha De Martin