ROMA – È scaduto questa mattina in Senato il termine ultimo per presentare gli emendamenti al testo della riforma del premierato, tanto cara alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I nodi da sciogliere restano ancora molti e lo si capisce dagli oltre 800 subemendamenti presentati dall’opposizione: 700 di marca Partito democratico, 100 da parte di Alleanza Verdi-Sinistra e un’altra decina divisi tra Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Autonomie.
Casellati: “Nulla è immodificabile”. La Russa: “Prenderemo il tempo necessario”
Segnale che “non c’è intenzione di collaborare da parte dell’opposizione” e che si dovrà lavorare parecchio, ma soprattutto “non in tempi contingentati”. Parola del ministro delle Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati, il cui disegno di legge sarà aggiustato nel tentativo di accontentare tutti. I punti cardine della riforma, però, non si toccano: elezione diretta del premier, potere di scioglimento delle Camere e, in caso di dimissioni, mandato conferito a un esponente dello stesso schieramento se si verificassero le giuste condizioni. Gli interrogativi rimangono, ma Casellati assicura che si farà chiarezza e che nel testo “non c’è nulla di immodificabile”. Segue a ruota il presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Se ci sarà necessità di avere tempo per valutare ulteriori eventuali emendamenti – ha affermato – ne prenderemo atto e ci prenderemo tutto il tempo necessario”.
Le opposizioni contro la riforma. Violante: “Modello superato”
Ma le polemiche sulla riforma non si placano. Il leader di Azione, Carlo Calenda, è convinto che il “premierato è ideato male, scritto peggio e destinato a diventare l’ennesimo scontro in un referendum che non porterà a nulla”. L’ex presidente della Camera, Luciano Violante, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha definito invece il premierato “un modello superato”. Un modello in cui “il ruolo e le funzioni del presidente della Repubblica saranno politicamente ridimensionate e si rischia di moltiplicare l’instabilità, moltiplicando i vertici”, ha specificato. Di poco equilibrio ha parlato anche il sindaco di Pesaro e coordinatore dei primi cittadini Pd, Matteo Ricci, intervenuto alla trasmissione Dimartedì. Secondo Ricci, infatti, il premierato “rompe l’equilibrio fra i poteri dello Stato, accentrando tutto in mano al presidente del Consiglio”. “Non credo sia la strada giusta – ha concluso il sindaco pesarese – per chi crede davvero nella democrazia”.