“Internet dà il diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar e che ora hanno invece lo stesso diritto di parola di un Nobel”. Questo il giudizio che Umberto Eco espresse su internet e sui social network, il giorno in cui ricevette la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media” dall’Università di Torino. Parole senza dubbio dure, ma molto attuali. Sul tema, appare significativo il saggio collettivo dal titolo “Il pregiudizio universale“, appena pubblicato da Laterza.
Il web, eccezionale strumento di diffusione e condivisione, tende spesso a fare da cassa di risonanza a pregiudizi e luoghi comuni, che sono sempre esistiti e ci offrono una rappresentazione immediata della realtà, senza costringerci a domande scomode. Ma con l’avvento dell’era digitale, in cui chiunque può diffondere il proprio pensiero sulla rete in pochi secondi, la situazione sta sfuggendo di mano. I pregiudizi infatti possono anche diventare pericolosi, specie se elevati a dignità di fatti. Possono essere persino capaci di condizionare le politiche di interi Paesi.
Il volume, composto da una sequenza di divertenti capitoli di poche pagine, ha coinvolto un centinaio di autori, che si sono divertiti nel mettere in discussione, ciascuno con il suo stile, luoghi comuni, dogmi e false convinzioni. Il criterio di selezione? La competenza. Ogni autore si è cimentato a sfatare miti riguardanti il proprio settore. Così lo stilista Antonio Marras commenta il detto “L’abito non fa il monaco”, la storica Anna Foa “Gli ebrei sono intelligenti”. E ancora, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco spiega perché non è vero che “con la cultura non si mangia”, mentre gli economisti Luca Ricolfi e Caterina Guidon spiegano perché è falsa la frase “la corruzione ci costa 60 miliardi l’anno”.
Insomma il saggio, che è una piccola miniera di informazioni che spesso fa sorridere nel menzionare le bufale di cui tutti siamo stati vittime o divulgatori attivi, nasce dalla convinzione che per combattere il dogmatismo dei pregiudizi, non ci sono altre armi che lo spirito dialettico, un pizzico di ironia e dati scientifici. E poco importa se, qualche volta, si registra qualche contraddizione tra gli autori. Dopotutto, l’obiettivo del libro non è fornire la verità rivelata, ma mettere in crisi le nostre indistruttibili certezze.