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HomeCultura Povertà educativa: “Stranieri a rischio disagio”

Povertà educativa, l'allarme
"Stranieri, rischio disagio"
Uno su tre lascia la scuola

Il focus di Openpolis su dati Istat

"La povertà nega diritto allo studio"

di Federico Marconi31 Ottobre 2018
31 Ottobre 2018

Un ragazzo straniero su tre abbandona gli studi dopo la licenza media. Un dato più che doppio rispetto a quello dei giovani italiani, comunque impressionante per un paese sviluppato: ogni 100 studenti, 13 lasciano gli studi al termine della scuola media. È quanto risulta dal report sulla povertà educativa pubblicato dalla Fondazione Openpolis, con il contributo dell’impresa sociale “Con i bambini”.

Tra i giovani che abbandonano la scuola, c’è una differenza significativa tra maschi e femmine. Differenza che vale sia per i ragazzi italiani che per gli stranieri. Il 15,8 per cento dei giovani italiani lascia gli studi dopo la terza media. Un dato superiore di più di cinque punti percentuali rispetto alle ragazze: “solo” una su dieci abbandona la scuola dopo la licenza media. Per gli stranieri il dato è analogo: il 37,4 percento di ragazzi contro il 32,4 percento di ragazze.

I dati, pubblicati da Openpolis, gettano luce su un fenomeno crescente ma spesso trascurato: la povertà educativa, la condizione in cui un bambino o un adolescente si trova privato del diritto all’apprendimento.

Due sono le ragioni dietro l’elevato abbandono scolastico dei giovani stranieri. La prima è la povertà economica: quasi il 30 per cento delle famiglie straniere vive in condizioni di povertà assoluta, rispetto al 5 per cento delle famiglie italiane. I bambini stranieri partono più spesso con uno svantaggio sociale a cui se ne aggiunge un altro: il gap linguistico e culturale.

“Gli studenti di origine straniera nati in Italia superano quasi sempre con successo l’ostacolo dell’apprendimento della lingua, già dai primi anni” scrive Openpolis, “ma ciò non garantisce che siano state sempre acquisite quelle competenze linguistiche necessarie per proseguire gli studi nel secondo ciclo”. Il superamento di questo divario è la “sfida enorme” che dovranno affrontare le istituzioni educative nei prossimi anni.

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