Alitalia decolla con le Poste. Nuova soluzione per l’ennesimo salvataggio in extremis della compagnia aerea. Con lo spettro del fallimento sempre più vicino il governo preme per un nuovo piano industriale al fine evitare il default.
Ieri sera Palazzo Chigi ha espresso “soddisfazione per la volontà di Poste Spa di partecipare, come importante partner industriale, all’aumento di capitale di Alitalia”. Nella nota diffusa dal governo, si evidenzia che alla compagnia “servono discontinuità, stabilizzazione dell’azionariato e una importante ristrutturazione attraverso un nuovo progetto industriale”. L’entrata di Poste “è fondata su queste premesse – spiegano da Palazzo Chigi – Il Governo si aspetta che i soci si assumano appieno le loro responsabilità”. La nostra parte è stata fatta»: è il commento del premier Enrico Letta.
Il salvataggio. L’azienda, guidata da Massimo Sarmi, secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, potrebbe partecipare all’aumento di capitale della compagnia da 300 milioni con una cifra intorno ai 75 milioni e una partecipazione fra il 10 e 15%.
Denaro fresco che va a sommarsi alla somma iniettata dalle banche e da soci privati di minoranza. Mentre il gruppo franco-olandese dovrebbe partecipare con altri 75 milioni ovvero la stessa somma del partner pubblico italiano. Un progetto ponte per poter accompagnare la compagnia in condizioni meno disastrose al matrimonio con Air France-Klm.
Archiviate, sembra in modo definitivo, Ferrovie dello Stato, Fintecna e altre ipotesi che erano in campo il prescelto è un socio non del tutto esraneo al business visto che, alle Poste appartiene Air Mistral, una piccola compagnia che con la sua flotta di sette aerei distribuisce pacchi e corrispondenza ed è spesso utilizzata dal Vaticano per il trasporto dei pellegrini.
Se Parigi sarà nella partita, lo sapremo solo tra qualche giorno intanto oggi, ultimo giorno utile prima del ritiro della licenza da parte dell’Enac e del tappo ai rubinetti del carburante da parte dell’Eni, si riuniranno per una decisione le parti in causa italiane che si presenteranno lunedì all’assemblea degli azionisti.
Aut aut Eni. L’ad di Eni, Paolo Scaroni, intanto ha confermato la posizione dell’azienda nei confronti di Alitalia: la fornitura di carburante dipenderà dall’esito del Cda odierno della compagnia che deve decidere della continuità aziendale della compagnia: “Eni può rifornire solo una società che ci aspettiamo esista ancora fra sei mesi. La posizione del gruppo su Alitalia dipende dal Cda di oggi”, ha detto Scaroni a margine di una conferenza a Bruxelles. Nel caso in cui non ci sia continuità aziendale, Eni ha detto che da domani non fornirà più carburante alla compagnia di bandiera italiana.
Intanto, il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi festeggia: “Ce l’abbiamo fatta”, ha detto, aggiungendo che “ora l’integrazione con il partner straniero può essere affrontata da posizioni di parità”. “Dobbiamo evitare il commissariamento di Alitalia – afferma il segretario Pd Guglielmo Epifani, che nel 2008 come leader Cgil silurò la vendita ai franco-olandesi – è un bel segnale l’ingresso di Poste. Poi dovremo rinegoziare al meglio anche con Air France”.
I sindacati. L’ipotesi del commissariamento, tra l’altro, è respinta seccamente dai sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt e Ugl Trasporti), che la definiscono “inaccettabile”.
Per i sindacati è “imprescindibile” che a intervenire sia lo stato italiano, attraverso le finanziarie di cui dispone, per dare certezze e prospettive di operatività e indirizzo ad Alitalia, assicurando in tal modo non la generica prosecuzione di un assetto societario, ma la possibilità di salvaguardare e in prospettiva incrementare le rotte e i collegamenti. Un collasso di Alitalia, affermano i sindacati, avrebbe “conseguenze drammatiche, capaci di cancellare con effetto domino migliaia di posti di lavoro in tutto il settore”.
Alessandro Filippelli