PORT-AU-PRINCE – È ancora alta tensione ad Haiti, da giorni in balia di scontri e violenze. Dopo la maxi evasione dal carcere della capitale, Port-au-Prince, dal quale sono fuggiti 4mila detenuti, il capo di una gang criminale – conosciuto col soprannome di “Barbecue” – ha minacciato una “guerra civile” se il primo ministro Ariel Henry deciderà di restare al potere. “Se la comunità internazionale continuerà a sostenerlo, allora andremo dritti verso una guerra civile che porterà a un genocidio”, ha aggiunto. Nella giornata di lunedì 4 marzo, anche il carcere di Croix des Bouquets è stato oggetto di attacco da parte di bande criminali che hanno aiutato i prigionieri a evadere. Per cui, il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e un coprifuoco notturno di tre giorni per tentare di ripristinare la calma.
Il no degli Usa all’invio di truppe sull’isola
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno affermato che non invieranno truppe, secondo quanto riferito anche dal gruppo americano McClatchy. Sui contatti tra i diplomatici americani e quelli haitiani ci sono state conferme, ma un funzionario del Consiglio di Sicurezza Nazionale ha respinto l’ipotesi che gli Usa possano dispiegare le loro forze speciali per aiutare a ristabilire l’ordine sull’isola.
L’Onu riunisce il Consiglio di sicurezza
L’Onu, invece, ha convocato il Consiglio di sicurezza a New York per una riunione di emergenza. A riguardo, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha chiesto di accelerare sugli aiuti, affinché si eviti che la situazione possa aggravarsi. Al momento, però, la richiesta di donazioni internazionali delle Nazioni Unite risulta finanziata solo per il 2,5 per cento.
Il premier Henry rimane bloccato a Porto Rico
L’obiettivo della rivolta è quello di destituire il primo ministro haitiano Ariel Henry. Un vero e proprio tentativo di “golpe”, dopo l’assassinio nel 2021 del presidente Jovenel Moise. Negli ultimi giorni, un gruppo di uomini armati ha occupato il principale stadio di calcio del Paese tenendo per ore in ostaggio un dipendente. A fronte delle numerose violenze, il primo ministro Henry aveva deciso di anticipare il suo rientro ieri, martedì 5 gennaio, dopo un viaggio di alcuni giorni in Kenya. È stato però costretto ad atterrare a Porto Rico, a causa della chiusura degli aeroporti di Haiti.