Il Vesuvio la coprì di cenere e lapilli, noi d’indifferenza. Pompei, l’antica città partenopea non è solo il più grande museo a cielo aperto presente sul territorio italiano, ma anche uno dei siti considerati patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Area archeologica che, purtroppo, è tornata sulle pagine dei giornali per i numerosi crolli che si sono susseguiti in questi ultimi anni. E proprio l’Unesco, difatti, ha strigliato l’Italia in quanto – secondo l’organismo internazionale – non si sta impegnando per salvaguardare il patrimonio archeologico del sito campano e ha parlato di «carenze strutturali e danni apportati dalla luce agli affreschi, costruzioni improprie non previste dal precedente piano e mancanza di personale».
L’Unesco. «Il governo italiano ha tempo fino al 31 dicembre 2013 per adottare misure idonee per Pompei, e l’Unesco ha tempo fino al 1 febbraio 2014 per valutare ciò che farà il governo italiano e rinviare al prossimo Comitato mondiale 2014 ogni decisione». È stato il presidente della Commissione nazionale italiana, Giovanni Puglisi, ad annunciare ieri l’allarme dell’Organizzazione culturale delle Nazioni Unite. E se da una parte c’è l’ultimatum che non sembra ammettere deroghe, dall’altra c’è il bisogno di effettuare le grandi opere entro il 2015 per non perdere il treno dei fondi dell’Unione europea. In pratica è una corsa contro il tempo.
Pompei una priorità. Da parte italiana arrivano le rassicurazioni del ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Massimo Bray: «Pompei è un simbolo per il nostro Paese, il richiamo dell’Unesco è un allarme che prendo in seria considerazione e difatti stiamo già lavorando per superare gli urgenti problemi del sito». Inoltre, gli addetti ai lavori fanno sapere che due dei primi cinque cantieri sono già stati avviati, il terzo partirà nei prossimi giorni e, entro il 2015, verranno aperti anche altri 39 cantieri. Anchela Soprintendente dei Beni Archeologici di Napoli e Pompei, Teresa Elena Cinquantaquattro ha provato a ridimensionare l’allarme dell’Unesco. Quest’ultimo, secondola Soprintendente «potrebbe riconsiderare le sue perplessità sulla città antica alla luce delle attività svolte per la conservazione del sito e perché nei prossimi giorni partiranno le procedure per l’assegnazione dei lavori del Grande Progetto Pompei finanziato dall’Unione Europea». Intanto l’ultimatum dell’Unesco non sembra però piacere ai sindacati. Questi lamentano, infatti, che una scadenza così a breve termine potrebbe compromettere la sicurezza di chi lavora ai restauri.
L’Europa per Pompei. A febbraio dell’anno scorso prese il via il “Progetto europeo per salvare Pompei” inaugurato dal Commissario perla Politica regionale, Johannes Hahn, che aveva sottolineato il suo «interesse personale» nel far decollare questo progetto. Un progetto per «la preservazione, mantenimento e miglioramento» del sito archeologico per una somma di 105 milioni di euro tra contributi nazionali e dell’Unione stessa.
Paolo Costanzi