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Polverini, dimissioni senza fretta. Le nomine in extremis della governatrice

di Claudio Paudice27 Settembre 2012
27 Settembre 2012

Si dimette, ma con calma. Renata Polverini, a tre giorni dalla conferenza stampa in cui le aveva annunciate, non ha ancora formalizzato le dimissioni dalla presidenza della Regione Lazio. Tutt’altro. Ieri ha convocatola Giuntae ha fatto nomine, ha partecipato alla conferenza dei Presidenti di Regione ed è stata ricevuta dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Ha avuto un bel daffare, insomma, come se fosse nel pieno del suo mandato. E in effetti lo è ancora.

La Giunta ieri ha infatti deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge sulla spending review, a causa delle norme sul nuovo assetto delle Province e dei tagli alle società partecipate dalla Regione. Soprattutto, ha nominato dieci direttori generali, rinnovando contratti in scadenza: due su tutti, quelli di Raffaele Marra (direttore del Personale) e Giuliano Bologna (coordinatore dell’avvocatura regionale), prorogati fino a giugno 2013. Nomine, queste due, che il Tar ha bocciato con sentenza tre mesi fa. Sentenza che è stata garbatamente ignorata. Bologna ha un passato all’Ugl, il sindacato della Polverini (di cui è stato anche consulente legale), mentre Marra è considerato molto vicino al sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Se ne va, ma senza fretta. «Quando mi dimetto? Ne stiamo ragionando con il ministro Cancellieri. Tanto, un giorno in più o in meno cambia poco». Prende tempo la governatrice. Perché bisogna provvedere a tutto prima di lasciarela Regione alla gestione ordinaria, dai poteri limitati. E quindi alla Sanità, ai fondi europei, ai rifiuti e soprattutto ai tagli annunciati. «L’importante è essersene andati da qui, aver dato un taglio a questa situazione e aver mandato a casa tutti quei cialtroni», ha dettola Polverini. Che vorrebbe, prima di lasciare la barca che affonda, tentare l’approvazione delle norme taglia-spese, nel tentativo di arginare lo scandalo sulla vicenda Fiorito. Tuttavia sulle norme dovrà pronunciarsi proprio il Consiglio regionale, che dovrà quindi essere convocato per l’occasione. Per ora la governatrice pare stia ritirando le deleghe ad alcuni assessori: Fabio Armeni, assessore alle Risorse umane, Angela Birindelli, assessore alle Politiche agricole, Marco Mattei, assessore all’Ambiente e Stefano Zappalà, assessore al Turismo. Tutti e quattro fanno riferimento ad Antonio Tajani, commissario europeo per l’Industria, vicecommissario della Commissione europea, ma soprattutto leader degli ex Forza Italia del Lazio e nemico della Polverini.

I tagli annunciati. Al Consiglio regionale possono comunque consolarsi. Oggi, come tutti i 27 del mese, i consiglieri scialacquoni riceveranno la loro busta paga di 12mila e ottocento euro netti, fino a quando non sarà nominato un nuovo consiglio. Gli unici tagli finora approvati riguardano i collaboratori, quelli che ricevono stipendi compresi tra novecento e milleduecento euro mensili. Magro guadagno per le casse della Regione. Gli stipendi dei consiglieri, laddove le elezioni dovessero svolgersi ad aprile prossimo, costeranno invece 7 milioni. Ma in attesa che la Polverini dica tutto quello che ha visto, sono altre le faccende da sbrigare.

 Claudio Paudice

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