Il Presidente della Polonia Andrzej Duda, ha annunciato durante un’intervista televisiva che il governo ha deciso di rinunciare al provvedimento che limitava l’accesso dei giornalisti in Parlamento. Il ventilato provvedimento, giudicato censorio e antidemocratico dai giornalisti, aveva provocato numerosi scontri nel Paese nei giorni scorsi. Nelle intenzioni governative soltanto i cronisti delle cinque principali emittenti televisive avrebbero avuto accesso illimitato alla Sejm, la Camera bassa polacca.
Come prevedibile, ciò ha scatenato violente proteste di piazza. Già da venerdì scorso migliaia di manifestanti avevano creato un cordone umano davanti al Parlamento. Il leader del PiS Jaroslaw Kaczynski aveva definito le manifestazioni come “atti di vandalismo”. Kaczynski e la premier Beata Szydlo sono rimasti bloccati per ore dal cordone dentro il Sejm. Le proteste sono andate avanti per giorni e hanno richiesto anche duri interventi da parte della polizia. Il ministro degli Esteri Witold Waszczykowski era arrivato ieri a minimizzare del tutto il sollevamento. “Un fatto non spontaneo, bensì organizzato da persone frustrate perché non hanno la popolarità e la forza politica del partito di governo”: così lo ha definito.
Ieri sera infine la svolta, con l’annuncio di Duda, che nel frattempo aveva concordato il ritiro del provvedimento con il PiS. Il partito di Kaczynski non è nuovo a episodi per cui sotto la pressione popolare di piazza è costretto a ritornare sui suoi passi. Sempre sul fronte del rapporto con i media, proprio un anno fa un altro provvedimento contestato fu quello che adesso permette al Ministro del Tesoro di nominare direttamente i vertici televisivi senza passare per il parere del Parlamento.