Duelli televisivi sì, duelli televisivi no. Sono variegate le posizioni dei candidati a Palazzo Chigi riguardo ai concorrenti da affrontare in un faccia a faccia sul piccolo schermo. Ognuno infatti porta acqua al proprio mulino e preferirebbe affrontare i competitors che secondo i sondaggi si trovano più in alto nelle preferenze di voto. Con due eccezioni.
Grillo e Bersani. Il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, e il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, si trovano agli estremi dell’arco di reazioni generati dall’eventuale organizzazione di un confronto tv. Il primo infatti ha dichiarato di non voler andare a parlare in televisione perché la gente, con i suoi problemi reali, sta nelle piazze, e si è quindi detto contrario a qualsiasi tipo di confronto virtuale. Bersani invece, da buon democratico, vincitore di una sfida plurima come quella rappresentata dalle primarie di centrosinistra, ha dichiarato di essere aperto a un dibattito che coinvolga oltre ai candidati premier più in vista, anche quelli minori: «Io dico che se il confronto lo facciamo, lo facciamo tutti quanti insieme».
Il botta e risposta tra Monti e Berlusconi. Il premier uscente Mario Monti desidererebbe sfidare sulla piazza digitale i due big di questa tornata elettorale, ossia il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, e Pierluigi Bersani, in modo tale da cercare di ridurre la distanza tra il suo schieramento e i loro.
Netto però il rifiuto di Berlusconi a un confronto a tre, considerato come controproducente in vista di un’eventuale rimonta. «Non solo Grillo, ma anche gli altri – ha quindi replicato il Professore alludendo al presidente Pdl – stanno deludendo le aspettative e gli interessi legittimi dei cittadini. È più utile discutere davanti a loro in modo sereno, non possiamo trattarli come dei minorati». Parole che hanno avuto un ulteriore seguito nelle dichiarazioni di Berlusconi, che ha cercato così di giustificare la sua paura di cedere voti a Monti: «Il confronto l’ho sempre accettato con chiunque, anche avendo addosso sei contraddittori, credo che in questa situazione finale è utile che ad andare siano gli unici due possibili vincitori. Capisco che Monti sia disperato vedendo da vicino la possibilità che il suo centro con Casini e Fini non abbia nemmeno rappresentanti in Parlamento, visto che è molto probabile non arrivi al 10%». Secca quindi la conclusione del capo di governo: «Evidentemente ha un timore particolare a confrontarsi con me. Che Berlusconi ami il grande e il monopolio piuttosto che la libera concorrenza che può valorizzare anche i piccoli e quelli da lui ritenuti piccolissimi, è cosa nota».
Ma, come se temesse di lasciare a Monti l’ultima parola, il Cavaliere ha vivificato per l’ennesima volta la querelle definendo «sprecato» il voto dato a “Scelta Civica – Con Monti per l’Italia”: «Sono o dei voti dati alla sinistra, e allora tanto vale votare l’originale, oppure voti semplicemente e dolorosamente sprecati, perché sottrarrebbero dei numeri al centro-destra che potrebbe anche diventare minoranza, io non ci credo ovviamente, rispetto a una sinistra che da sempre è minoranza nel nostro Paese».
Fabio Grazzini