Nove anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici. È la condanna per l’ex sottosegretario del Popolo della Libertà Nicola Cosentino per concorso esterno in associazione camorristica. La sentenza di primo grado è stata letta in aula ieri intorno alle 18, dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Dopo cinque anni e otto mesi di dibattimento, il verdetto è finalmente arrivato. Si tratta di un processo tra i più lunghi della storia giudiziaria italiana, che ha visto l’ex deputato coinvolto in ben 141 udienze dibattimentali, con oltre 300 testimoni citati, tra i quali politici di destra e di sinistra, e una ventina di pentiti della criminalità organizzata.
Il collegio, presieduto da Giampaolo Guglielmo, ha inoltre condannato Cosentino alla misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni, da scontare al termine della pena. I giudici hanno escluso tuttavia l’ipotesi del riciclaggio, concernente il presunto cambio da parte di Cosentino degli assegni bancari consegnatigli da emissari del clan; l’ipotesi era ricompresa in quella principale di concorso esterno.
Al termine dell’udienza il pm Alessandro Milita è apparso visibilmente sollevato, spiegando che “questo è tra i processi più importanti per la Direzione distrettuale Antimafia.” La Dda di Napoli ha infatti individuato nell’ex sottosegretario all’Economia del Pdl, “il referente politico nazionale del clan dei casalesi”.
Nel frattempo, a poche ore dalla sentenza, non hanno tardato ad arrivare i commenti. Tra i primi Roberto Saviano ha twittato: “Ora che Cosentino è stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione camorristica dobbiamo chiederci chi ha preso il suo posto”.