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prima del voto sul Jobs Act
scontro con la Camusso

Poletti punta a elezioni
prima del voto sul Jobs Act
scontro con la Camusso

di Antonio Scali15 Dicembre 2016
15 Dicembre 2016

Si andrà alle elezioni prima del voto sul Jobs Act. È questo lo scenario previsto dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti in relazione ai tre referendum abrogativi proposti dalla Cgil. La Corte costituzionale esaminerà la loro ammissibilità l’11 gennaio prossimo. Qualora i quesiti dovessero superare il vaglio della Consulta, per Poletti ci sarebbero al più presto le elezioni politiche, facendo così slittare il ritorno alle urne sulla discussa riforma del governo Renzi. «Se si vota prima del referendum il problema non si pone. Ed è questo – ha dichiarato il ministro all’Ansa – lo scenario più probabile, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo».

A proporre la consultazione popolare è stata la Cgil, che ha raccolto ben tre milioni di firme a sostegno. L’obiettivo dei tre quesiti è quello di reintegrare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che le norme del Jobs Act hanno modificato, reintrodurre la piena responsabilità solidale in tema di appalti ed eliminare i cosiddetti voucher, ossia i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie che tanto hanno fatto discutere negli ultimi mesi.

L’ipotesi di elezioni anticipate espressa da Poletti ha suscitato la dura reazione delle opposizioni. In particolare per Roberto Speranza, esponente della Sinistra Dem, «più che invocare le urne per evitare che si svolga il referendum, è necessario intervenire subito sul Jobs Act, a partire dai voucher».

In una seconda fase Poletti ha spiegato meglio il senso delle sue parole: «Le mie affermazioni non sono altro che l’ovvia constatazione che, qualora si andasse ad elezioni politiche anticipate, la legge prevede un rinvio dei referendum».

Questo scontro sulla tempistica della consultazione sul Jobs Act ha fatto infuriare il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, per la quale l’ipotesi di uno slittamento sostenuta da Poletti significa «non avere il coraggio di affrontare i problemi. Se l’11 gennaio la Corte Costituzionale autorizza i tre quesiti – ha dichiarato la Camusso a La Stampa – su una cosa sono tranquilla: prima o poi bisognerà votarli».

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