Appena una donna su tre, anzi meno, nel prossimo Parlamento, che presenterà più o meno lo stesso numero di quote rosa di quello precedente. Viene a cadere così un elemento che i sostenitori del Rosatellum reputavano uno dei pregi della nuova legge elettorale: le norme per garantire la parità di genere. Disposizioni ben precise che prevedevano non più del 60% di candidati dello stesso sesso, almeno il 40% di donne capilista, l’alternanza di genere in lista. Quote che non sono state rispettate.
E così la nuova Camera vedrà 185 deputate su 630 (29%), mentre nel nuovo Senato saranno 86 le senatrici su 315 (27%). I meccanismi della legge Rosato sono stati aggirati candidando le donne capolista in più collegi. Ogni eletta spalancava la strada per il seggio fino a 5 candidati uomini.
I 5 stelle sono il primo partito anche per le quote rosa: 82 donne su 222 eletti a Montecitorio, 42 su 112 a Palazzo Madama. Nonostante le difficoltà iniziali nel comporre le liste uscite dalle parlamentarie, i grillini sono i più vicini al 40% previsto dalla legge elettorale. Il centrodestra elegge 97 donne tra Camera e Senato, il centrosinistra si ferma a 45. Per Liberi e Uguali, l’unico seggio occupato da una donna sui 4 conquistati al Senato è quello di Loredana De Petris, ex capogruppo di Sinistra Italiana, mentre saranno 4 su 14 alla Camera, tra cui Laura Boldrini, che della questione femminile ha fatto una bandiera del suo mandato.
Una novità è rappresentata dal boom leghista in Emilia Romagna, dove spiccano l’elezione di tanti giovani, con piccole esperienze nei propri comuni, ed una buona presenza rosa: entrano in Parlamento Lucia Borgonzoni, già candidata a sindaco di Bologna, Laura Cavandoli, consigliera comunale a Parma, Elena Murelli, consigliera comunale di Podenzano (Piacenza), Elena Raffaelli, bagnina e assessore alla sicurezza a Riccione e l’avvocato comacchiese Maura Tomasi.