Non solo per il Mondiale. Ma anche per l’onore e per la storia. Si scrive questa sera a Stoccolma, in Svezia, una delle pagine più importanti degli ultimi anni della nazionale italiana di calcio che ha un solo imperativo: vincere per andare a Russia 2018.
Mancare la qualificazione ai prossimi Mondiali, infatti, sarebbe una macchia indelebile per la storia sportiva del Paese, che peserebbe come un macigno, molto di più della mancata qualificazione alla Coppa del Mondo del 1958 (che, facendo i dovuti scongiuri del caso, si giocò proprio in Svezia) e dell’eliminazione nel girone del mondiale inglese del ’66 ad opera della Corea del Nord.
Ma la nazionale ha un passato ricco di precedenti simili diventati poi storici, dove i risultati finali sono stati il frutto di partite che definire eroiche non sembra inappropriato. La più famosa è sicuramente “el partido del siglo”, andato in scena allo stadio Azteca nella semifinale mondiale del 1970 contro la Germania Ovest e vinta dagli azzurri per 4-3, ma per rimanere nel contesto dei play-off, l’ultima volta è molto più recente e risale al 1997, quando l’Italia di Cesare Maldini dovette giocarsi la qualificazione mondiale nel doppio confronto contro la Russia. L’andata si giocò a Mosca, il 29 ottobre, sotto un freddo gelido e una tormenta di neve. Durante la gara sarà Vieri a sbloccare il risultato, anche se dopo arriverà l’1-1 con un autogol di Cannavaro. Un pareggio che però vale oro e proietta gli azzurri verso il ritorno, giocato a Napoli il 15 novembre. Al san Paolo sarà il centravanti laziale Casiraghi a firmare l’1-0 che porta la nazionale a Francia ’98.
Questa sera non ci sarà la tormenta di neve, ma lo spirito battagliero dovrà essere lo stesso. Il commissario tecnico Giampiero Ventura metterà da parte il rischioso 4-2-4, per un più sicuro 3-5-2, anche se questo significherà sacrificare Insigne in attacco – ma non Belotti – e poter coprire il centrocampo con l’innesto di Verratti. La vera incognita è l’intesa della coppia offensiva, visto che Belotti e Immobile non si trovano proprio a memoria, ma gli attaccanti di Torino e Lazio potranno far leva su una difesa avversaria sicuramente priva di fuoriclasse e tutt’altro che impenetrabile. I 180 minuti totali non devono però portare gli uomini di Ventura a sedersi sugli allori aspettando il ritorno a Milano, ma cercare di mettere in cassaforte la qualificazione già in Svezia, magari trovando il gol subito e costringendo la nazionale dell’assente Ibrahimović a scoprirsi e disunirsi. Ultimo imperativo per queste due partite: essere una vera squadra. Ma la storia ci dice che quando sono arrivate le grandi sfide, l’Italia ha sempre saputo rispondere presente.