Dal Politecnico di Pavia e quello di Mantova arriva una risposta alla lotta contro il coronavirus, che può donare speranza nella sperimentazione del vaccino. È la plasmaterapia, sperimentata efficacemente nei nosocomi pavese e mantovano su oltre 80 pazienti malati di Covid. Gli esiti sono confortanti e la terapia ha costi ridotti.
“Ha una centenaria tradizione medica, ma dobbiamo attendere, attraverso la sperimentazione, che la sua efficacia sia standardizzata e convalidata”, afferma a LumsaNews il Dott. Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.
Le parole di Pregliasco testimoniano l’efficacia della terapia, già utilizzata in precedenza per la cura della Sars e dell’Ebola. L’auspicio, visti i risultati, è che la plasmaterapia possa essere adottata su scala nazionale. Ed è la strada già seguita negli Stati Uniti, dove viene utilizzata su pazienti già dopo quattro o cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi, a differenza del protocollo approvato dal nosocomio di Pavia che prevede invece l’infusione del plasma iperimmune dopo 10 giorni.
Ma come funziona nel dettaglio la plasmaterapia? Il plasma viene donato da chi presenta delle caratteristiche fondamentali: essere guariti dal coronavirus. La guarigione viene accertata con due tamponi sequenziali e la diagnosi deve essere stata fatta con un tampone positivo. I donatori guariti regalano 600ml del loro sangue, trattato successivamente con un liquido che ha come caratteristica la concentrazione di anticorpi, tra cui quelli contro il Covid. La procedura ha tempi molto brevi: non dura più di 40 minuti.
“Le immunoglobuline hanno un valore temporaneo e non danno una risposta a lungo termine come garantisce il vaccino”, spiega Pregliasco che ne assicura l’azione protettiva ma limitata nel tempo contro il coronavirus. La risposta immunitaria, sottolinea il Direttore Sanitario dell’IRCCS di Milano, diventa efficace se viene attivata già alla comparsa dei primi sintomi del Covid.
In vista di un’eventuale nuova ondata di contagi in autunno, l’ospedale di Pavia e quello di Mantova stanno creando delle “banche del plasma”, dove il materiale può essere congelato e durare fino a 6 mesi in stoccaggio. Ma l’obiettivo è quello di garantire la presenza di stock in tutta Italia.