NEWS ANSA

Sito aggiornato alle 13:20 del 22 novembre 2024

HomeCronaca Più si lavora più si muore. Lombardia al primo posto per numero di morti bianche

Più si lavora più si muore
Lombardia al primo posto
per numero di morti bianche

Direttore Osservatorio sicurezza lavoro

"Morti in aumento con ripresa economica"

di Francesca Funari22 Marzo 2022
22 Marzo 2022

Federico Maritan è il direttore dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega  Engineering. La società è impegnata nella raccolta, elaborazione e diffusione di dati relativi agli incidenti mortali sul lavoro. Ha spiegato a Lumsanews interpretare i dati Inail più recenti sul fenomeno delle morti bianche.

Come opera il vostro osservatorio?
“L’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega raccoglie tutte le informazioni disponibili relative agli infortuni sul lavoro provenienti da diverse fonti, tra cui INAIL, mass-media, comunicazioni di enti istituzionali o di associazioni del settore. Elaboriamo e pubblichiamo statistiche con i dati in nostro possesso. Da quasi un anno, ad esempio, abbiamo elaborato una nuova rappresentazione grafica dell’Italia con la zonizzazione a colori per fotografare il reale rischio di infortunio mortale sul lavoro, regione per regione. La nuova mappa dell’Italia viene delineata rispetto alla popolazione lavorativa, parametrata su un’incidenza media nazionale e, quindi, consente di confrontare correttamente il rischio infortunistico tra regioni con popolazione lavorativa diversa”.

Il 2022 è iniziato da poco. Qual è l’andamento delle morti sul lavoro rispetto al 2021?
“Il dato che emerge da questo inizio di 2022  secondo Martian è un aumento degli infortuni mortali del +12,2%. Aumento sul quale pesa il maggior numero di infortuni mortali avvenuti in itinere, contro una lieve diminuzione degli infortuni mortali avvenuti nei luoghi di lavoro. Tuttavia, è prematuro fare qualsiasi considerazione o confronto, anche in relazione al contesto particolare in cui oggi si trova l’economia e la produzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.

Come devono essere letti i numeri riportati dall’Inail sul 2021?
“L’andamento infortunistico nel 2021 ha subito è stato influenzato dalla pandemia. I lavoratori morti per Covid, qualora il contagio sia riconducibile all’attività lavorativa, sono inseriti nelle statistiche relative agli infortuni mortali nei luoghi di lavoro. Depurando il dato degli infortuni mortali da quelli causati dal Covid, nel 2021 si è registrato un aumento del 39% degli infortuni con esito mortale rispetto al 2020. Questi sono numeri inferiori rispetto a quelli registrati prima della pandemia, ma si deve considerare che negli ultimi due anni l’economia ha subito un forte rallentamento e molte attività a rischio hanno ridotto il volume di lavoro. Tant’è che quando le aziende hanno ripreso a pieno regime anche il numero degli infortuni mortali è tornato a crescere”.

Le morti di operatori sanitari contagiati dal Covid-19 mentre erano in servizio come devono essere classificate? Fanno parte del conteggio complessivo?
Maritan spiega che gli operatori sanitari contagiati dal Covid-19 vengono considerati come soggetti che hanno subito un infortunio sul lavoro e, qualora la malattia comporti il decesso, la morte dell’operatore viene considerata infortunio mortale. “Questo ha portato a conteggiare tra il 2020 e 2021, 709 infortuni mortali per Covid, la maggior parte dei quali avvenuti nel settore della sanità, dei quali circa 2/3 avvenuti nel 2020”.

Quanta differenza c’è tra le denunce di morti sul lavoro e gli effettivi decessi?
I dati che trattiamo sono quelli ufficiali, resi noti da Inail. In queste statistiche non rientrano i lavoratori non assicurati, tra i quali non vi sono solo i lavoratori “in nero”, ma anche lavoratori per i quali non è previsto, per legge, l’obbligo di assicurazione con l’Inail. Non è possibile stabilire precisamente quanta differenza vi sia tra il numero di infortuni “ufficiali” e quelli effettivi continua Maritan quel che è certo è che i numeri che leggiamo sono, inevitabilmente, sottostimati”.

Come si possono giustificare le differenze regionali rispetto a questo fenomeno?
“Uno dei motivi che provoca un diverso grado di mortalità fra regioni è la differente distribuzione delle attività produttive sul territorio: è meno frequente infortunarsi nel settore dei servizi, rispetto alle costruzioni, all’agricoltura e ai trasporti. Il nostro Osservatorio Sicurezza Vega parla spesso di “incidenza degli infortuni”, cioè del rapporto tra gli infortuni e il numero di occupati. Questo indice consente di confrontare settori o territori con un diverso numero di occupati. Il dato più evidente è l’andamento degli infortuni sul lavoro in Lombardia, la regione più popolosa d’Italia, con il numero maggiore di occupati”. Secondo i dati dell’Osservatorio, nel 2021 in questa regione sono avvenuti 116 infortuni mortali. Invece, calcolando l’incidenza infortunistica è la regione in cui il rischio di infortunio è il più basso d’Italia.

Cosa si deve fare per arginare le morti?
“Incrementare le azioni di controllo da parte degli enti preposti, in particolare nei settori maggiormente colpiti dal fenomeno infortunistico, sostenere e sollecitare l’azione formativa verso tutte le figure aziendali coinvolte nella prevenzione degli infortuni e infine indurre le aziende a sviluppare al loro interno un sistema organizzativo teso a prevenire gli infortuni”.

Ti potrebbe interessare

logo ansa
fondazione roma
Carlo Chianura
Direttore delle testate e dei laboratori
Fabio Zavattaro
Direttore scientifico
@Designed & Developed by Bedig