Il 2016 è stato in assoluto l’anno in cui si è registrato il più alto numero di attacchi informatici. Ad affermarlo, un rapporto di Kaspersky Lab che ha individuato 8 milioni e mezzo di softwere dannosi istallati su smartphone e tablet. Nel mirino del cybercrime, i dispositivi Android, più facili da hackerare, attraverso virus che sfruttano la pubblicità e che sarebbero in grado anche di istallare, all’insaputa dell’utente, altre app dannose per i dispositivi mobile. Kaspersky ha inoltre rilevato che nell’anno precedente, ci sono stati 40 milioni di tentati attacchi da parte di malware mobile (programmi, documenti o messaggi di posta elettronica in grado di apportare danni a un sistema informatico) e oltre 260 mila istallazioni di virus di tipo ransomware, ovvero un tipo di virus che limita l’accesso del dispositivo che infetta e che per rimuovere bisogna pagare.
Anche l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica – Clusit ha realizzato un rapporto sul cybercrime relativo al 2016. Ne è emerso che gli attacchi di phishing e social engineering, che sfruttano la debolezza dell’utente, hanno registrato nello scorso anno un incremento del 1166%.
Tra gli attacchi più significativi, il rapporto di Clusit fa l’esempio della campagna elettorale per la presidenza in Usa e quello che ha coinvolto la Farnesina, hackeraggio che in entrambi i casi è stato attribuito ai russi. Ma il settore più colpito, attraverso virus ransomware, è avvenuto nel settore della sanità, con un incremento del +102%.
Andrea Zapparoli Manzoni, uno degli autori del rapporto di Clusit, ha affermato che la strada è ancora lunga. Nella situazione attuale, infatti, i rischi cyber non solo stanno crescendo sensibilmente ma continuano a non essere gestiti in modo efficace. “Siamo in una situazione di allarme rosso”, spiega Manzoni.
La Cina, non immune da questo problema, prevede di intensificare la cooperazione con le forze dell’ordine anche di paesi stranieri nella lotta contro la criminalità informatica. Inoltre si adopererà per facilitare le imprese a migliorare i loro meccanismi di protezione dei dati e incoraggerà la cooperazione tra Stato e aziende.