“La notizia riguardante un cessate il fuoco è errata”. Trapelano notizie contrastanti dai media israeliani nelle ultime ore, a cui l’ufficio del presidente Benjamin Netanyahu risponde a tono. Il presunto via libera al cessate il fuoco per i negoziati con Hezbollah non è mai avvenuto. Anche dall’ufficio del premier libanese uscente Najib Miqati fanno sapere che non è stato firmato nessun accordo. Niente semaforo verde, dunque, mentre Israele annuncia una nuova ondata di raid nel sud del Libano.
Le vittime
Il bilancio delle vittime, intanto, continua a salire. Nelle ultime 24 ore, sono 81 le persone rimaste uccise durante i bombardamenti, mentre i feriti sono oltre 400. Secondo il ministero della salute libanese, nei primi due giorni della nuova offensiva israeliana sono state uccise circa 600 persone. Un numero di vittime che si avvicina drasticamente agli scontri tra Hezbollah e Israele del 2006, in cui hanno perso la vita 1.200 persone.
Nuova ondata di raid
Nella notte sono stati colpiti 75 obiettivi militari nella regione di Bekaa, nel sud del Libano, da parte dell’Idf, dove sono state uccise tre persone, mentre altri attacchi aerei sono continuati anche nelle prime ore del 26 settembre. Nel frattempo, l’emittente libanese Al-Mayadeen, vicina a Hezbollah, ha riportato di attacchi aerei anche nella città di Anqoun, mentre la milizia libanese sostiene di aver preso di mira i complessi industriali militari israeliani a nord di Haifa. Soltanto ieri, un missile diretto verso Tel Aviv, contenente 500 kg di esplosivo, è stato intercettato dal sistema di difesa israeliano.
L’appello dell’Onu e dei Paesi arabi
Una serie di attacchi sempre più ampi, in cui si prefigura l’invasione via terra di Israele nel sud del Libano. Uno scenario che fra tremare l’Onu e che gli Stati Uniti affermano di voler scongiurare. “È il momento di raggiungere un accordo per garantire sicurezza e l’incolumità”. È con un appello congiunto che il presidente Usa Joe Biden, insieme al capo di Stato francese Emmanuel Macron e l’approvazione di Germania, Italia, Arabia Saudita, Emirati e Qatar insistono per una richiesta di cessate il fuoco. “la nostra posizione sul Libano è chiara, preferiamo la diplomazia – ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon –, ma se fallisce allora useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione”. Netanyahu interverrà proprio all’Assemblea delle Nazioni Unite venerdì 27 settembre.
Timori per i soldati italiani
In Italia, intanto, cresce la preoccupazione per i soldati italiani in Libano. L’appello è quello del Movimento 5 Stelle, che chiede alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di “riferire in aula al più presto”.