Il prodotto interno lordo è calato, lo spread è aumentato e la Borsa di Milano ha chiuso con un meno 3,6 per cento. Non serve scomodare l’espressione “giovedì nero” per descrivere la giornata negativa dell’economia italiana, che tuttavia non ha destato particolari preoccupazioni al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Economia Piercarlo Padoan.
La sorpresa è rappresentata dal dato diffuso dall’Istat: nel primo trimestre del 2014, il pil è calato dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente, che aveva segnalato una piccola ripresa, e dello 0,5 per cento se confrontato con lo stesso periodo del 2013. Numeri che tradiscono le aspettative di ripresa. Si parla di una diminuzione minima, ma pur sempre di una diminuzione. In lieve controtendenza con il dato europeo, che riporta una crescita dello 0,2 per cento, comunque deludente e come sempre ancorato alla Germania che registra un più 0,8 per cento.
Il calo congiunturale italiano è dovuto soprattutto all’andamento negativo nel settore industriale. In questo caso, a influire è stata soprattutto la temperatura mite dell’inverno appena passato e la conseguente riduzione della domanda di beni energetici, come ha rilevato l’economista dell’ufficio studi Unicredit Loredana Federico. Quest’ultima però ha anche fatto notare come la vera sorpresa negativa sia la variazione nulla nel comparto servizi: settore che sembrava potesse crescere grazie ai dati confortanti relativi al turismo (più 2,5 per cento) comunicati nei giorni scorsi da Federalberghi.
Nel frattempo, probabilmente anche per effetto diretto della delusione registrata sul pil, lo spread è risalito fino a 185. Il differenziale di rendimento tra i buoni del tesoro italiani e i Bund tedeschi, calcolati in valori decennali, ha chiuso la giornata di ieri a quota 180, a fronte del 154 registrato mercoledì.
Male anche Piazza affari: la Borsa di Milano ha chiuso con un meno 3,6 per cento che si traduce in una perdita di quasi 18 miliardi di euro la quale però rispecchia una giornata negativa che ha interessato tutte le borse europee.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha commentato questi numeri durante un’intervista a Radio 24, resta ottimista ed esclude che si intervenga con una manovra correttiva. “Abbiamo adottato una misura anticiclica”, ha spiegato il premier riferendosi all’aumento di 80 euro in busta paga che interesserà dieci milioni di lavoratori dipendenti e promettendo di estendere quanto previsto dal decreto Irpef anche a incapienti, partite iva e pensionati con una norma che sarà inserita nella legge di stabilità a settembre.
Renzi ha anche riflettuto sul dato della Spagna: il paese iberico registra l’aumento dello 0,4 per cento del pil, da ascrivere secondo il premier alla riforma del lavoro. L’ottimismo di Matteo è quindi dovuto alla conversione, avvenuta ieri, del primo decreto del “Jobs act”, accolto con favore dal mondo delle imprese. Le nuove norme prevedono, tra le altre cose, l’estensione da uno a tre anni della durata dei contratti a tempo senza causale e il tetto massimo del 20 per cento per i contratti parasubordinati: in caso di violazione, l’azienda sarà però costretta soltanto a pagare una sanzione amministrativa e non anche a riassumere i lavoratori che sforano la percentuale.
Roberto Rotunno