Eppur si muove, verrebbe da dire. L’economia italiana sta mettendo insieme una serie di risultati positivi che non si vedevano al Ministero dell’economia e delle finanze da molti anni. Inizialmente è stato il saldo delle esportazioni a far ben sperare gli economisti: a dicembre 2016 la bilancia commerciale ha fatto registrare un +5,7 miliardi di euro. Adesso è il Prodotto interno lordo a dare slancio all’economia del nostro paese: Nel quarto trimestre del 2016 il Pil italiano è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti e dell’1,0% rispetto al quarto trimestre del 2015.
È lo stesso presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, a commentare la statistica al margine della presentazione del rapporto sulla competitività dei settori produttivi:” Usciamo con una parte del sistema produttivo fuori dalla seconda recessione: lo facciamo sicuramente con l’industria manifatturiera, con differenze nei vari settori, e meno nei servizi. C’è un contributo invece negativo nelle costruzioni e, quest’anno, anche nell’agricoltura”, ma comunque “la ripresa c’è, la crescita del Pil nel 2016 è la più alta dal 2010”. In particolare è proprio il settore manifatturiero a far da locomotiva e a far registrare la crescita più prorompente: il valore aggiunto del settore manifatturiero nell’ultimo biennio di quasi +5%. Una crescita doppiamente importante per la nostra economia: da un lato viene rispettata la vocazione manifatturiera del nostro sistema economico. In secondo luogo la crescita del settore è stata la più forte dell’eurozona, un ottimo segnale per un’economia poco differenziata come la nostra.
I problemi rimangono la disoccupazione giovanile, scesa sotto il muro del 40% solo nell’ultima rilevazione e la crescita non ancora sufficiente: il Pil italiano del 2016 “è ancora inferiore di oltre il 7% rispetto al picco di inizio 2008 e solo nel 2016 ha superato quello del 2000″coì continua il rapporto sulla competitività “In Spagna il recupero è quasi completo, mentre Francia e Germania, che già nel 2011 avevano recuperato i livelli pre-crisi, segnano progressi rispettivamente di oltre il 4% e di quasi l’8%”.